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Attualità | 27 maggio 2024, 10:00

Don Giuseppe Rossi beato: i ringraziamenti del vescovo Franco Giulio Brambilla

Al termine delle celebrazioni, tenutesi ieri a Novara, il monsignore ha voluto esprimere la propria gratitudine a tutti coloro che hanno reso possibile il percorso di beatificazione

Don Giuseppe Rossi beato: i ringraziamenti del vescovo Franco Giulio Brambilla

“In questo giorno di grande gioia per la Chiesa di Novara tutti insieme vogliamo rivolgere a Dio il nostro grazie per aver donato a noi l’icona di un parroco martire, il Beato don Giuseppe Rossi”. Ha esordito così il vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, nel suo intervento al termine delle celebrazioni per la beatificazione di don Giuseppe Rossi, tenutesi ieri a Novara. “In lui ringraziamo la passione e la dedizione al ministero di molti preti che in questi quasi ottant’anni hanno annunciato il Vangelo nelle nostre 18 valli e sui nostri tre laghi, percorrendo le vie che vanno dal riso al Rosa. Il prossimo anno saranno ottant’anni quando, il 26 febbraio 2025, celebreremo per la prima volta la memoria liturgica del nuovo beato. A Dio siano rese gloria e onore per la gioia dei nostri santi”.

Il vescovo Brambilla ha poi voluto ringraziare tutti coloro che, numerosissimi, hanno lavorato per rendere possibile il processo di beatificazione e chi ha partecipato attivamente alle celebrazioni del 26 maggio. “Un vivo e commosso ringraziamento al Santo Padre Francesco che ha riconosciuto la santità martiriale di don Giuseppe, annoverandolo tra coloro che hanno reso testimonianza fino al sangue della forza del Vangelo. Viva e riconoscente gratitudine esprimo all’amico e illustre cardinal Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei Santi, che ha con toccanti parole delineato l’icona del martire, dipingendo davanti ai nostri occhi la figura di un prete dal giovane volto che dona semplicemente la vita per la sua gente. È come la bella figura che abbiamo svelato all’inizio della celebrazione, il cui dipinto originale, per l’arte e la perizia dei pittori Mario Chiodoni e Sabrina Mattioni, è collocato da oggi sull’altare che custodisce le reliquie del martire a Castiglione d’Ossola”.

“Un ringraziamento particolare - ha proseguito il vescovo di Novara - va a tutti coloro che hanno consentito il processo di beatificazione. In primis a don Severino Cantonetti, primo successore di don Rossi a Castiglione, che ha creduto fin dall’inizio alla santità del suo martirio, custodendone le memorie e incoraggiando con ogni mezzo la prosecuzione dell’inchiesta. Soprattutto però, si deve all’acribia e alla tenacia della postulatrice Francesca Consolini, l’aver condotto la causa con mano sicura e con indefessa convinzione tra i marosi del cammino che conduce al termine del percorso di beatificazione. Martirio significa “testimonianza sino al sangue”, il cui valore si fa strada nel conflitto delle interpretazioni che talvolta distorcono anche il gesto più puro che dona la vita. Con essa ringrazio tutti gli autori diocesani che, lungo questi anni fino ad oggi, hanno dedicato tempo e passione per ricostruire la memoria del giovane parroco di Castiglione”.

“Il rito di Beatificazione ha richiesto tanti attori, molto tempo e un’intensa preparazione”, ha poi ricordato monsignor Brambilla. “Ringrazio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il messaggio che ha inviato a tutta la comunità novarese. Ringrazio pure tutte le autorità, i prefetti di Novara e Vco, i questori con le forze di polizia e i corpi militari, i presidenti delle due province, i sindaci di Novara, Castiglione e Varallo Pombia che, partecipando al Comitato d’onore, hanno fattivamente collaborato alla buona riuscita della celebrazione. Ringrazio tutto il comitato di preparazione, che ha approntato gli strumenti e predisposto i luoghi e i gesti per arrivare a questo giorno: la ricognizione delle reliquie, le pubblicazioni della biografia e del racconto per ragazzi e giovani, l’allestimento della casa-museo, la mostra itinerante, le musiche e i canti con il coro di Varallo Pombia, la stampa dei testi per il rito liturgico, la preparazione del Duomo e della Basilica di san Gaudenzio, e tutto ciò che era necessario per la buona riuscita del rito e della festa”.

I ringraziamenti del vescovo sono poi proseguti con “un grazie particolare ai tanti volontari e alle associazioni – Oftal, Associazione Nazionale Alpini, Croce Rossa Italiana, Scout, Novara Soccorso - che hanno contribuito all’organizzazione. Chi ha lavorato dietro le quinte è stato tanto prezioso come chi ha predisposto l’azione celebrativa. Ringrazio, infine, tutti gli operatori della comunicazione per il rilievo che hanno voluto dare e daranno all’evento”.

Al termine della celebrazione, monsignor Franco Giulio Brambilla ha invitato i fedeli a riflettere sul messaggio e sull’eredità lasciata dal nuovo Beato: “La beatificazione di don Giuseppe Rossi è quella di un martire. Vi chiedo di fermarvi tutti un momento a pensare a queste parole che don Giuseppe ha scritto: «Gesù non lo si segue fino ai piedi della croce, ma occorre salire con lui sulla croce!». Sono le parole più semplici e più radicali che leggiamo nei suoi quaderni. Il giovane parroco di Castiglione era sicuro nell’indicare che il segreto della sua fedeltà, cioè il motivo per cui non ha abbandonato il suo gregge, non era anzitutto la battaglia per la liberazione, ma la fedeltà all’ideale cristiano, alla legge morale, umana e sociale. Egli ha voluto stare tra la sua gente per consolare, aiutare, educare, animare quel barlume di vita ancora possibile nel travaglio dell’ultima guerra mondiale. Noi oggi siamo intimoriti perché temiamo che la nostra fede non sia più rilevante: abbiamo paura a testimoniare con la fede intemerata dei santi. Grazie, Signore, che oggi ci hai dato un martire che ci dice: la croce di Gesù, la vita donata, è la prima e l’ultima parola della vita”.

l.b.

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