Continua quella che il Partito Democratico definisce una vera e propria “telenovela” sui fondi destinati alle Rsa e alle strutture residenziali e semiresidenziali del Piemonte. Dopo il mancato decollo del Patto per il Welfare innovativo e sostenibile, firmato nel febbraio 2024 ma rimasto, secondo l’opposizione, largamente inattuato, anche il bonus Protezione Sociale risulta ancora fermo al palo, nonostante l’atto di indirizzo approvato lo scorso 5 dicembre.
A denunciarlo è la consigliera regionale del Pd Monica Canalis, che punta il dito contro i ritardi della Giunta Cirio. “Da maggio vengono promessi 18 milioni di euro di Fondo Sociale Europeo per le strutture piemontesi, ma ad oggi non si è visto nemmeno un euro”, afferma. L’atto necessario a rendere operativi i fondi, inizialmente previsto entro settembre, è stato rinviato più volte fino a dicembre. “Altro che boccata d’ossigeno: questo bonus, annunciato in pompa magna mesi fa, rischia di non vedere la luce prima del 2026”, prosegue Canalis.
Secondo l’esponente dem, la strategia della Giunta basata su bonus temporanei e selettivi – come Vita Nascente, Scelta Sociale, PieMove, Vesta e Protezione Sociale – rappresenta “una cortina fumogena per nascondere le crepe sempre più evidenti del sistema sociosanitario piemontese”. Nel frattempo, sottolinea, molte strutture chiudono o minacciano di ricorrere alla clausola di salvaguardia, a causa dello squilibrio tra costi sostenuti e tariffe riconosciute.
Il nodo centrale resta quello economico: “I contratti dei lavoratori sono stati rinnovati, ma le tariffe sanitarie sono ferme”, evidenziano dal Pd. Il bonus Protezione Sociale, pensato per compensare i maggiori costi, non consente però di attivare nuovi posti in convenzione e, soprattutto, non è ancora operativo. “Più che un bonus, rischia di essere una presa in giro”, accusa Canalis.
A rendere il quadro ancora più preoccupante è l’allarme lanciato dalla presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale, Gianna Pentenero, che il 29 dicembre ha presentato un’interrogazione urgente sugli annunciati aumenti delle rette nelle Rsa a partire dal 1° gennaio 2026. Secondo segnalazioni raccolte da famiglie e associazioni, diverse strutture avrebbero comunicato incrementi unilaterali fino al 10% per i posti non convenzionati con il Servizio sanitario regionale.
“L’aumento appare ancora più ingiustificato se si considera che il Patto per un Welfare innovativo e sostenibile garantiva il mantenimento delle tariffe per i posti privati”, afferma Pentenero. “Le famiglie affrontano già costi elevatissimi per garantire assistenza dignitosa ai propri cari non autosufficienti. È inaccettabile che, a fronte di impegni formali presi con la Regione e di condizioni agevolate per i gestori, si proceda con rincari che rischiano di mettere in ginocchio migliaia di cittadini”.
Pentenero chiede infine alla Giunta regionale di far rispettare le proprie delibere e di intervenire per bloccare aumenti ritenuti ingiustificati. “Rincari di questo tipo tradiscono la fiducia delle famiglie e minano la credibilità delle politiche regionali sul welfare”, conclude.














