A fronte di oltre 500 mila ore di straordinario, accumulate nel corso degli anni, mai recuperate e tanto meno retribuite, gli infermieri dell’AOU Maggiore della Carità di Novara, per potersi garantire le ferie, a fronte della permanente e costante perdita di personale, come si evince dai dati dell’osservatorio regionale, sono costretti ad accumulare altre centinaia di ore di straordinario “programmato” nonostante, lo stesso, non possa essere utilizzato come fattore ordinario di programmazione del lavoro, con la consapevolezza di non poter mai recuperare le ore eccedenti imposte dall’azienda.
Solo nel mese di giugno, infatti, in molti servizi, sono centinaia le ore aggiuntive richieste per la copertura di turni di servizio, oltre al proprio debito orario mensile.
Al danno, si aggiunge la beffa. A fronte della disponibilità mostrata dagli infermieri, da sempre, non solo si sta limitando fortemente l’utilizzo delle prestazioni aggiuntive retribuite per carenza di personale, segno che i tagli, probabilmente interessano anche questo aspetto, ma la remunerazione di tale trattamento accessorio è stato dimezzata, a fronte dell’esaurimento delle risorse regionali.
Strumento, quello delle prestazioni aggiuntive, anche legato ad eventuali assenze improvvise, che l’azienda non intende regolamentare, a quanto pare, utilizzandolo discrezionalmente.
Azienda, che però, utilizza istituti non previsti dal contratto nazionale, come ad esempio, la pronta disponibilità nei turni feriali diurni, eventualità non contemplata dalla norma, con conseguente attivazione e obbligo a rientro in servizio per garantire la copertura del turno.
A fronte di tutto ciò, esprimiamo la nostra preoccupazione, che ci permettiamo di dire, dovrebbe essere anche quella dell’azienda e della regione, rispetto ai tanti colleghi che anche a fronte della richiesta di prestazioni aggiuntiva retribuita, stanno negando la loro disponibilità, fatto raro ma in espansione, sia per il dimezzamento del valore della stessa ma anche per il mancato riconoscimento di ore e turni aggiuntivi imposti e non riconosciuti.
Non possiamo non condividere il malessere e la posizione di colleghi che non si sono mai sottratti, regalando ore della propria vita per il famoso senso di responsabilità che ha sempre contraddistinto la nostra categoria, per il bene del servizio, ma forse ora il limite potrebbe essere stato oltrepassato.
Anche dal punto di vista sindacale, esprimiamo insoddisfazione per la poca attenzione rivolta a questi temi più volte sollecitati, con l’intendo responsabile di trovare soluzioni condivise, a partire dalle centinaia di ore di straordinario, all’utilizzo di istituti contrattuali non previsti, alla programmazione e regolamentazione delle prestazioni oltre che al valore delle sesse e non per ultimo ai processi di riorganizzazione.
E ovvio che utilizzeremo altri strumenti di lotta in assenza di risposte.
Ciliegina sulla torta, che fa comprendere la poca attenzione riservata agli infermieri, è il mancato riconoscimento dell’indennità di pronto soccorso ai colleghi della rianimazione e dell’UTIC, che svolgono svolgono attività di accettazione, gestione e assistenza dei codici rossi con accesso diretto extraospedaliero, dal territorio, senza il preliminare transito per il pronto soccorso. Indennità, attualmente, riservata ai soli medici. Ci stupisce che l’amministrazione possa condividere tale situazione e non prendere posizione.