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Attualità | 20 febbraio 2023, 19:00

Allarme siccità: sulle Alpi meno 53 per cento di neve

Nella Penisola fiumi e laghi in sofferenza, già raggiunto uno stato di severità idrica “media” in tre dei sette distretti idrografici

Allarme siccità: sulle Alpi meno 53 per cento di neve

È allarme siccità: con laghi e fiumi in forte sofferenza, quasi in secca come la scorsa estate, mentre sulle Alpi la neve accumulata è scarsa: meno della metà di quella che solitamente è presente in questa stagione. È la desolante fotografia del nostro Paese scattata da Legambiente a metà a febbraio, attraverso i dati della Cima Research Foundation. Una situazione che vede un aumento delle temperature superiori ai valori di riferimento e scarse precipitazioni.

Il risultato è una nuova ondata di siccità, o meglio un’emergenza siccità in realtà mai finita, denuncia l'associazione ambientalista, con corsi d’acqua che hanno raggiunto uno stato di severità idrica “media in tre delle sette autorità di distretto (Fiume Po, Appennino settentrionale e centrale). Preoccupante anche la carenza di neve, con il 53% in meno sull’arco alpino, e in particolare il bacino del Po, con un deficit del 61%. L’Italia – con oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per tutti gli usi ogni anno – è un Paese a stress idrico medio-alto secondo l’Oms, poiché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni.

Legambiente chiede al Governo Meloni una strategia nazionale idrica, strutturata in otto in punti. “Non sono più ammessi più ritardi -spiega l'associazione- Bisogna cominciare a prevenire l’emergenza idrica che caratterizzerà sempre di più il nostro territorio smettendo di pensarci solo quando il danno è già fatto. A partire dai prossimi mesi, infatti, la domanda di acqua per uso agricolo si aggiungerà agli attuali usi civili e industriali che già sono in sofferenza e il fabbisogno idrico nazionale sarà insostenibile rispetto alla reale disponibilità”.

Questi i pilastri, per Legambiente, al centro di questa strategia idrica nazionale: favorire la ricarica controllata della falda; prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane; interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato; implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura e colture meno idroesigenti e irrigazioni più efficienti; criteri ambientali in edilizia; favorire il riutilizzo d’acqua nei cicli industriali. Infine incentivi e defiscalizzazazione a tema idrico.

“Il 2023 è appena iniziato, ma sta mostrando segnali preoccupanti in termini di eventi climatici estremi, livelli di siccità. Bisogna da subito ridurre i prelievi nei diversi settori e per i diversi usi prima di raggiungere il punto di non ritorno -spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente-. Non dimentichiamo che la transizione ecologica deve passare anche per il comparto idrico, oggi in forte sofferenza a causa soprattutto della crisi climatica. Una siccità prolungata comporta danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per usi civili, agricoli e industriali ma anche perdita di biodiversità, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, e perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali. Da non sottovalutare, inoltre, il contributo che la neve apporta all’approvvigionamento idrico. La scarsa copertura nevosa unita alla fusione anticipata delle nevi condizioneranno pesantemente le capacità dei bacini idrografici nei prossimi mesi primaverili e estivi. Per questo è fondamentale prevedere più risorse per il settore idrico, a partire da un miglior indirizzamento di quelle del PNRR. Solo così potremmo evitare di rincorrere le emergenze”.

Redazione

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