/ Attualità

Attualità | 09 settembre 2025, 07:30

"I cani vittime delle predazioni dei lupi. Perché L'Enci rimane in silenzio?"

Il veterinario Gian Carlo Bosio chiede l'intervento dell'Ente Nazionale Cinofilia Italiana

"I cani vittime delle predazioni dei lupi. Perché L'Enci rimane in silenzio?"

Il dottor Gian Carlo Bosio, veterinario con esperienza pluridecennale sulla fauna selvatica nonché socio Enci, ha inviato una lettera aperta alla presidenza e al consiglio direttivo dell'Ente Nazionale Cinofilia Italiana (Enci) chiedendo una ufficiale presa di posizione pubblica sulle predazioni dei lupi a danno dei cani in Italia. “Desidero esprimere con forza una crescente preoccupazione – le sue parole - condivisa da allevatori, proprietari, conduttori e semplici amanti dei cani: la drammatica escalation di attacchi e predazioni da parte di lupi nei confronti dei cani – da lavoro, da caccia, da pastore e persino da compagnia – in diverse zone d'Italia, e in particolare nella regione Emilia-Romagna, dove si contano ormai migliaia di casi circostanziati, documentati e segnalati alle autorità competenti". Bosio nella lettera ha confessato di essere "profondamente sorpreso e deluso nel constatare che l'Enci – ente deputato ufficialmente dal ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, alla tutela del cane e della cinofilia nazionale – non abbia ancora assunto una posizione pubblica, chiara e inequivocabile su questa emergenza. È inaccettabile che nel silenzio istituzionale continui la strage silenziosa di cani – animali che per noi non sono semplici strumenti di lavoro o compagnia, ma veri e propri compagni di vita – senza che l'ente preposto alla loro salvaguardia si faccia portavoce della gravità della situazione presso le istituzioni statali, regionali e comunitarie".

Bosio chiede dunque, con assoluta fermezza, che “Enci prenda posizione pubblicamente – con un comunicato ufficiale, diffuso sui propri canali – sulla questione, evidenziando la gravità e l'urgenza del problema; venga aperto un tavolo di confronto tra Enci, Ministero dell'Agricoltura, regioni coinvolte, Ispra, forze dell'ordine, associazioni di categoria e portatori di interesse, affinché si possano adottare misure concrete e immediate per prevenire e contrastare le predazioni; si avvii, con l'ausilio delle delegazioni Enci sul territorio, un censimento e monitoraggio ufficiale  delle predazioni documentate al fine di fornire un quadro oggettivo e inconfutabile da presentare agli organi competenti. Inoltre, che Enci supporti campagne informative sulla convivenza, la prevenzione e la difesa, affinché i proprietari di cani possano essere messi nelle condizioni di proteggere i propri animali in maniera efficace e legale”.

Il dottor Bosio chiude la missiva così: "L'inerzia, in questo contesto, equivale a complicità silenziosa. L'assenza di una voce autorevole come quella dell'Enci indebolisce ogni sforzo sul territorio e rischia di essere percepita come indifferenza o, peggio, come rinuncia al ruolo di tutela che per statuto vi compete. I cani – tutti i cani – meritano protezione. E la protezione inizia dalle parole, dalle prese di posizione, dal coraggio istituzionale di affrontare con serietà un tema che non può più essere ignorato o delegato ad altri. Vi chiedo di fare la vostra parte. Ora".

“Speriamo che questa missiva scuota l'Enci – le parole dell'Associazione Nazionale per la Tutela dell'Ambiente e della Vita Rurali -. Tuttavia la nostra posizione riguardo questo ente di diritto privato – sia chiaro, privato, non pubblico – con completa autonomia gestionale, finanziaria e operativa, è di estrema attenzione. I mezzi non gli mancano grazie agli oltre 10 milioni di euro di entrate annuali. Grazie a queste possibilità finanziarie Enci ha anche sponsorizzato (nell'assordante silenzio delle associazioni venatorie) con almeno 500.000 euro il programma televisivo di Rete 4 "Dalla parte degli animali" dell'onorevole Michela Vittoria Brambilla, anche presidente dell'associazione animalista Leidaa (Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente). In pratica, l'onorevole Brambilla è, legittimamente, contro la caccia e lo manifesta pure nel suo programma. Il problema è che almeno 195 razze di cani tutelate da Enci sono tuttora selezionate e impiegate, o lo erano, proprio per la caccia, e i loro allevatori pagano Enci profumatamente. Per fare che? Dare soldi a chi? In pratica, come se la categoria dei panettieri sovvenzionasse un'associazione che supportasse chi vuole vietare la farina. Ricordiamo che le attività dell'onorevole Brambilla e della Leidaa sono state più volte al centro di approfonditi servizi di Report, e che noi stessi dell’Associazione Nazionale per la Tutela dell'Ambiente e della Vita Rurali abbiamo raccolto migliaia di firme poi inviate ai vertici Mediaset chiedendo la cancellazione del programma "Dalla parte degli animali". Altre associazioni hanno chiesto il commissariamento dell'Enci. Pertanto, per quanto riguarda la nostra associazione, auspichiamo che lo Stato e il Ministero competente, che vigila e autorizza l'attività di Enci, svolga prontamente le relative verifiche e prende le necessarie decisioni”.

Comunicato Stampa

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A SETTEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore