Segue la dichiarazione del Consigliere Regionale Domenico Rossi, che ha interrogato l’assessore regionale per conoscere le soluzioni che la Regione intende adottare in risposta ai dati relativi ai numerosi giorni di ferie non usufruiti dal personale medico dell’ASL di Novara e dell’AOU di NovaraSi possono avere idee diverse sulla sanità pubblica, ma credo non debba mai mancare il rispetto delle istituzioni e delle persone che ogni giorno tengono in piedi la sanità pubblica.
Ho presentato un’interrogazione puntuale, figlia di un accesso agli atti e di un confronto con chi ogni giorno lavora in prima linea. Ne è emerso un quadro inaccettabile con migliaia di giorni di ferie non godute e centinaia di migliaia di ore lavorate, ma non pagate. Ho chiesto all’assessore, che oggi ha la responsabilità del governo della sanità regionale, non come intende cancellare il problema, ma “come intenda intervenire per migliorare le condizioni lavorative del personale medico”.
La risposta? Intanto non si è presentato in aula. E nel testo che ha fatto preparare, letto in aula dall’assessore Vignale, si legge “approfondiremo”.
La classica “non risposta” che questa volta, però, non manca di rispetto solo alle minoranze, ma anche alle tante lavoratrici e ai tanti lavoratori che si aspettavano e si aspettano qualcosa in più di un approfondimento, anche perché siamo di fronte a un problema strutturale, che, mi auguro, sia noto all’assessorato da tempo.
Non basta approfondire, assessore. Serve qualcosa di concreto, anche piccolo, che rimetta in circolo, tra i lavoratori, un briciolo di speranza sul futuro: qualcosa che dica “abbiamo un piano e nel futuro ci saranno condizioni di lavoro migliori”. Di tutto questo, però, nessuna traccia.
Tante volte i professionisti ci hanno detto che il problema non sono solo le condizioni di lavoro proibitive, ma l’assenza di una prospettiva di miglioramento. In queste condizioni chi potrà continuerà a scegliere di andarsene dal sistema pubblico alimentando l’esodo a cui le due giunte Cirio assistono immobili da 6 anni mentre i piemontesi assistono all’aumento delle liste d’attesa.