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Cultura | 23 luglio 2025, 15:00

“La chiamavano Cinquemila”: Anna Lavatelli racconta una brutta storia di provincia nell’Italia del ’68

Nel nuovo romanzo della scrittrice novarese, un giallo sociale tra femminismo, formazione e giornalismo giovanile in un’Italia che cambia

“La chiamavano Cinquemila”: Anna Lavatelli racconta una brutta storia di provincia nell’Italia del ’68

Un piccolo paese della pianura lombarda, una ragazza alle prese con le prime esperienze di giornalismo e una morte che passa sotto silenzio: “La chiamavano Cinquemila”, il nuovo romanzo di Anna Lavatelli, originaria di Cameri, è un racconto di formazione ambientato nel cuore dell’Italia del 1968, tra fermento sociale e ipocrisia provinciale. Pubblicato da Interlinea Edizioni, il libro è destinato a un pubblico young adult, ma si rivolge anche agli adulti interessati ai temi del femminismo, della memoria storica e delle ingiustizie dimenticate.

Protagonista è una giovane aspirante giornalista, che vede nella misteriosa morte per annegamento di una prostituta – chiamata da tutti, con brutale freddezza, “Cinquemila” – un’occasione per dimostrare il proprio valore professionale e umano. Ma l’indifferenza generale, e il silenzio calato troppo in fretta sulle indagini, la costringono a proseguire da sola, tra paure, intuizioni e una crescente consapevolezza del proprio ruolo di donna e narratrice in un mondo che non vuole ascoltare.

Anna Lavatelli, già vincitrice del Premio Andersen e voce autorevole della narrativa per ragazzi, torna con un romanzo che intreccia tensione narrativa, riflessione sociale e spirito di denuncia. Un giallo dal ritmo incalzante, ambientato in un’epoca cruciale per i diritti civili, dove l’indagine su una morte dimenticata diventa anche una battaglia per la dignità e la verità.

a.f.

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