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Politica | 06 giugno 2025, 09:15

Produttori di canapa in audizione in Regione: “Siamo in crisi”

Nel solo Piemonte, le coltivazioni di canapa in pieno campo occupano una superficie di oltre settanta ettari, un dato certamente sottostimato, in quanto non comprensivo delle coltivazioni in serra e indoor, non rilevabili dai fascicoli aziendali

Produttori di canapa in audizione in Regione: “Siamo in crisi”

“Agricoltori e commercianti che trattano la canapa industriale avvertono un profondo stato di crisi, in seguito all’approvazione dell’articolo 18 del Decreto sicurezza che introduce il divieto di tutte le attività legate ai fiori di canapa. Noi produciamo e commercializziamo canapa che non ha effetti psicotropi, chiediamo un tavolo di lavoro per individuare norme transitorie e avere ristori per le nostre imprese”.
Così i numerosi rappresentanti degli imprenditori del settore canapa industriale in Piemonte (per uso alimentare, cosmetico, tessile, edilizio, industriale) hanno illustrato ai membri delle Commissioni Ambiente e Agricoltura - riunite in seduta congiunta con la presidenza di Sergio Bartoli - le loro difficoltà in seguito all’approvazione del Decreto sicurezza.
Sono intervenuti: Gabriele Carenini, Luigi Andreis, Matteo Castelli (Cia), Federica Baravalle e Luciano Bosco (Assocanapa), Raffaele Desiante, Sandra D’Alessio, Marco Bernardin (Imprenditori Canapa Italia), Giuseppe Croce (Federcanapa), Vincenzo Guarnieri (Canapa Sativa Italia), Stefania Farsella (Associazione negozianti italiani canapa), Virginia Avallone, Andrea Bartoli, Francesco Scopelliti, Giuseppe Di Giovanni, Luca Bertetti (Canavese Canapa).

Fino agli anni ’50 del secolo scorso l’Italia era il secondo produttore al mondo di canapa industriale e il Piemonte, in particolare Carmagnola, era uno dei migliori produttori dal punto di vista qualitativo, in particolare per la realizzazione di cordami. Oggi il settore occupa 1200 lavoratori in Piemonte e ha un indotto di circa 25 milioni di euro.

Per porre domande agli auditi sono intervenuti i consiglieri: Sarah Di Sabato (M5s), Vittoria Nallo (Sue), Valentina Cera (Avs), Roberto Ravello (FdI), Alberto Unia (M5s).

All'incontro ha partecipato anche Cia Agricoltori italiani, rappresentata dal presidente regionale del Piemonte Gabriele Carenini e dal direttore provinciale di Cia Agricoltori delle Alpi Luigi Andreis. Come sostengono, unica Organizzazione presente del mondo agricolo, alla seduta congiunta delle Commissioni consiliari regionali dell’Agricoltura e dell’Ambiente per discutere della legge nazionale, entrata in vigore ieri, che vieterebbe la lavorazione, la distribuzione e la vendita delle infiorescenze della canapa coltivata e dei suoi derivati.

«Questo provvedimento getta nell’incertezza un intero comparto agricolo – osserva il presidente di Cia Piemonte, Gabriele Carenini -, come se la canapa fosse sinonimo di droga. Il comparto della canapa già oggi conta a livello nazionale oltre 23 mila occupati e ha un impatto economico diretto pari a quasi un miliardo di euro l’anno, con un altro miliardo aggiuntivo a livello indiretto. Un settore ad alto valore aggiunto e, soprattutto, dall’enorme potenziale produttivo tra cosmesi, erboristeria, florovivaismo, bioedilizia, tutti impieghi tra l’altro ampiamente riconosciuti dalla legislazione europea».

Nel solo Piemonte, le coltivazioni di canapa in pieno campo occupano una superficie di oltre settanta ettari, un dato certamente sottostimato, in quanto non comprensivo delle coltivazioni in serra e indoor, non rilevabili dai fascicoli aziendali.

Per fornire un esempio concreto dell’impatto della nuova legge sulle aziende agricole del settore, Cia Piemonte ha prodotto in sede di Commissione congiunta la testimonianza dell’imprenditore agricolo alessandrino Matteo Castelli, che coltiva 5 ettari di canapa, dando lavoro a 25 dipendenti.

«Questa azienda, come decine di altre in regione – rileva il presidente provinciale di Cia Agricoltori delle Alpi, Luigi Andreis – da oggi si trova nell’angoscia di dover scegliere se cessare l’attività, licenziare e mandare all’aria gli investimenti, oppure sfidare la legge, che non è chiara, perché non distingue tra ciò che si può e non si può fare. L’infiorescenza rappresenta la quasi totalità del business legato alla canapa. L’indeterminatezza della normativa italiana, fa sì che anche la filiera della bioedilizia si debba rivolgere all’estero per importare la canapa da fibra».

Avanzando la richiesta di un tavolo regionale permanente per garantire un futuro alla canapa piemontese, Carenini ha escluso che la strada da seguire sia quella degli indennizzi: «Gli agricoltori che coltivano canapa – dichiara il presidente regionale di Cia Piemonte -, non vogliono la cassa integrazione di Stato, ma chiedono di poter lavorare e produrre, come avviene negli altri Paesi concorrenti. Il Governo ci ripensi e chiarisca al più presto la situazione».

Redazione Torino

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