Nel maggio del 2024 oltre quaranta associazioni e realtà che si occupano di salute mentale hanno presentato una piattaforma di richieste alla politica piemontese, che sono poi state riprese durante un’audizione in IV Commissione nel dicembre scorso. Tra queste, Cipes, Insieme, Fondazione Casa dell’Ospitalità, +Diritti, Di.A.Psi Savigliano-Fossano-Saluzzo, Tuttoannodato, IoComeTe, Luovodicolombo, AMAndoli, AMA Pinerolo, Avo Associazione Volontari ospedalieri, Il Bandolo, Famiglie in Rete, Gruppo di ricerca per la Salute Mentale “Conoscere per Migliorare”.
Le associazioni hanno portato dati importanti: la spesa sostenuta per la salute mentale in Piemonte è molto contenuta: circa 64 euro per persona nel 2022, l’8,4% in meno rispetto ai valori medi nazionali (pari a 70 euro). Anche la percentuale di risorse destinate alla salute mentale è inferiore alla media nazionale: 2,7% del Fondo sanitario regionale, contro il 3% dell’intero Paese.
Lo studio della Bocconi propedeutico al Piano socio sanitario piemontese conferma i timori esposti dai firmatari dell’Appello. Secondo il rapporto, infatti, il Piemonte ha una scarsa capacità di intercettare precocemente il bisogno, con differenze e variabilità significative sia in termini di dimensioni e risorse, sia di target e di approcci.
Il Piemonte presenta una dotazione di risorse più limitata rispetto alla media italiana, soprattutto in termini di risorse professionali dedicate.
La buona capacità piemontese di presa in carico in strutture residenziali si compensa con lunghe permanenze, basso turnover e tempi di attesa più lunghi della media nazionale per i trattamenti successivi: si spiega con una carenza di risorse sul territorio e una scarsa integrazione sociosanitaria. C'è di conseguenza un tasso elevato di istituzionalizzazione, per via della scarsità di Comunità Alloggio e Appartamenti semi protetti.
“Abbiamo chiesto in sede di bilancio di portare almeno al 3% del Fondo sanitario la spesa sulla salute mentale, ma abbiamo ottenuto un impegno solamente tendenziale – affermano il vicepresidente della Commissione Sanità Daniele Valle e la consigliera regionale Pd Monica Canalis -. Abbiamo anche chiesto di aumentare il personale dedicato alla salute mentale (dai 39 professionisti ogni 100.000 abitanti ai 60 della media nazionale), di aprire i Centri di Salute Mentale (Csm) per almeno 12 ore al giorno per 6 giorni alla settimana, di potenziare i servizi di Neuro Psichiatria Infantile (NPI) per l’infanzia, l’adolescenza e i giovani a fronte del crescente disagio giovanile, di attivare la Consulta Regionale per la Salute Mentale. I dati della Bocconi, terzi e imparziali, confermano i timori della rete associativa piemontese e la nostra convinzione che una nuova politica di investimenti sia necessaria, sul personale, sui servizi e sulle strutture”.
“Va detto infine - concludono gli esponenti dem -, che anche il mondo della salute mentale non è immune alle conseguenze del rinnovo del contratto nazionale della cooperazione sociale: la Giunta Regionale deve farsene carico per tutelare le strutture residenziali e semi residenziali, i datori di lavoro, i lavoratori e soprattutto gli utenti. Basterebbe un aumento esiguo delle risorse sul totale del vasto bilancio regionale”.