A Novara questa mattina nelle vie del centro, nei bar e nei capannelli nelle piazze reali e in quelle virtuali dei social non si parla d’altro. Il nome di Julia Ituma rimbalza da una chiacchiera all’altra: anche chi non si è mai interessato di pallavolo, anche chi a stento sa delle imprese sportive della Igor Volley, oggi ha qualcosa da dire su questo drammatico episodio.
Così accanto alle dichiarazioni ufficiali (ieri hanno manifestato il cordoglio personale e delle istituzioni rappresentate, il sindaco Alessandro Canelli, il presidente della Provincia Federico Binatti, l’assessore comunale allo sport Ivan De Grandis oltre al senatore novarese Gaetano Nastri) si dipanano i racconti e le riflessioni della gente comune.
Quello che emerge è che, al di là dell’ambiente stretto della società sportiva, Julia a Novara non avesse particolari legami: arrivata la scorsa estate, alla sua prima esperienza in un club di alto livello, viveva avvolta nella “bolla” della squadra, una forma di difesa e di protezione, a cui la Igor tiene molto. Del resto, proprio presentando Julia Ituma alla stampa in occasione del raduno della squadra la scorsa estate, il patron Fabio Leonardi aveva ricordato che la società azzurra pretende dalle proprie tesserate “il massimo impegno e professionalità non solo in campo ma anche fuori”.
Gli unici contatti all’esterno del mondo pallavolistico la diciottenne di origini nigeriane li ha avuti con i compagni di scuola. Julia, che a Milano aveva frequentato il liceo scientifico Ettore Conti, dopo il suo trasferimento a Novara si era iscritta ad una scuola privata, l’istituto Leonardo Da Vinci, che ha sede in viale Dante Alighieri, vicino al centro storico., Qui stava frequentando l’ultimo anno per sostenere poi l’esame di maturità. E non causalmente secondo quanto si è appreso, gli approfondimenti delle polizia turca sui tabulati telefonici ed in particolare sull’ultima telefonata di Julia porterebbero al mondo delle relazioni scolastiche.