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Politica | 07 maggio 2020, 17:45

Città della Salute, torna alla carica il partito del no al partenariato pubblico privato

"Si è compresa l'importanza di un sistema sanitario pubblico efficiente e sostenibile"

Città della Salute, torna alla carica il partito del no al partenariato pubblico privato

Torna alla carica, dopo una breve interruzione delle ostilità nei giorni più tesi della pandemia, il “partito del no” al partenariato pubblico privato come strumento per la realizzazione della nuova Città della Salute di Novara. E lo fa con un appello rivolto direttamente al ministro della Salute Roberto Speranza. L’obiettivo è quello di ottenere la cancellazione del parternariato pubblico-privato in modo da finanziare l'opera con fondi Inail.

L’appello, che ha come primo firmatario il capogruppo in consiglio regionale del M5S Sean Sacco, è sostenuto tra gli altri, dall’ex consigliere regionale grillino di Oleggio Giampaolo Andrissi, da tutto il gruppo consiliare del M5S al consiglio comunale di Novara (Mario Iacopino, Cristina Macarro e Paola Vigotti), dall’ex consigliere comunale Luca Zacchero, da numerosi esponenti del sindacato Usb e del vasto arcipelago di associazioni ambientaliste e della sinistra che da sempre si sono espresse contro questa modalità di realizzazione dell’ospedale.

Anche alla luce, affermano i firmatari dell'appello, della crisi legata alla pandemia Covid-19, grazie alla quale "si è compresa l'importanza di un sistema sanitario pubblico efficiente e sostenibile".

"Il progetto Città della Salute di Novara in partenariato pubblico-privato - afferma l'appello - è stato ritenuto insostenibile nell'estate 2019. Accertata l'insostenibilità, il Ministero ha chiesto alla Regione Piemonte di farsi garante dell'operazione stornando 23 milioni dal bilancio sanitario regionale per metterli a copertura dei costi. Il partenariato avrà costi esorbitanti, interessi superiori al 7%, e si spenderanno almeno 200 milioni in più rispetto al ricorso ai fondi dell'Inail".

"L'opera - si legge nell'appello - è l'unica possibilità per il Piemonte di accedere ai 400 milioni di finanziamento messi a disposizione dall'Inail per l'ospedale unico del Vco e quello dell'Asl To5 in provincia di Torino, entrambi rimossi dall'agenda dell'attuale amministrazione regionale piemontese. Una Regione che nell'ultimo decennio ha perso 3.800 dipendenti della sanità pubblica ed è appena uscita da un piano di rientro lacrime e sangue non può legare un progetto così importante agli interessi privati"

ECV

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