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Cronaca | 08 maggio 2019, 18:26

«A Diego? Non più di dieci»

Il complesso disegno dell’inchiesta sugli episodi di corruzione che riguarderebbero Sozzani e Gallina

«A Diego? Non più di dieci»

«A Diego? Non più di dieci» Parola di Daniele D’Alfonso, uno dei “grandi corruttori” incastrati dall’inchiesta “Mensa dei poveri”. “Diego” è Diego Sozzani, parlamentare novarese di Forza Italia, che, secondo i giudici milanesi sarebbe stato destinatario di un finanziamento illegale durante la campagna elettorale per le politiche del 2018.

Daniele D’Alfonso, per inquirenti e investigatori è il personaggio chiave sul lato novarese dell’inchiesta (e non solo): con la sua Ecol-Service avrebbe corrisposto «sistematici finanziamenti illeciti a soggetti politici», tra cui  Sozzani. Viene contestato in particolare un versamento di 10.000 euro che sarebbe avvenuto nel gennaio del 2018 «a mezzo del pagamento della fattura n. 2/2018, fittiziamente emessa da E.S.T.R.O. Ingegneria s.r.l.,(…) per l’importo, comprensivo di IVA, di Euro 12.688». Il legale rappresentate della società, incassata una percentuale di 2.500 euro «a titolo di compenso per la mediazione», avrebbe consegnato la somma restante a Mauro Tolbar, l’uomo di Divignano che secondo l’inchiesta avrebbe fatto da collettore delle tangenti. E Tolbar l’avrebbe poi recapitata a Sozzani.

Il presunto rapporto illecito tra D’Alfonso, Tolbar e Sozzani è descritto approfonditamente nell’ordinanza, con il supporto di numerose intercettazioni ambientali e telefoniche.

L’obiettivo di D’Alfonso è quello di accreditarsi, tramite i “buoni uffici” dei politici, tra cui Sozzani, con aziende e società pubbliche per ottenere l’assegnazione di commesse e appalti.

Ed è su questo punto che la vicenda che riguarda il parlamentare di Forza Italia si salda con quella che riguarda l’amministratore delegato di Acqua Novata e Vco, Andrea Gallina (che si è dimesso dalla carica di Ad ndr).

Perché, come scrive il Gip Mascarino nell’ordinanza, Mauro Tolbar, intermediario dei finanziamenti irregolari e collaboratore di Sozzani, si sarebbe adoperato «per promuovere il soggetto Ecolservice» a partire dal giugno 2018 per una importante gara bandita dalla società novarese del ciclo delle acque, per un valore di quasi 6 milioni di euro.

Il rapporto tra Tolbar e Gallina, secondo le carte dell’inchiesta, sarebbe iniziato nel giugno del 2018 con un pranzo in un noto ristorante alla periferia ovest della città. Quel rapporto, scrive il Gip sarebbe «culminato negli accordi collusivi intercorsi fra i vertici della municipalizzata e l’imprenditore, attraverso i quali verrà turbato il procedimento per la gara d’appalto oggetto d’esame il cui disciplinare, in buona sostanza, veniva scritto a più mani e con la “consulenza” del privato aspirante aggiudicatario».

Secondo i magistrati, Andrea Gallina, «quale contropartita dell’aggiudicazione del bando costruito su misura di ECOL-SERVICE s.r.l., accetta la promessa di ricevere, da parte di D’Alfonso, una, allo stato imprecisata, somma di denaro». La “tangente” sarebbe stata veicolare attraverso un complesso giro di false fatturazioni, in cui sarebbe coinvolta anche la ditta individuale della compagna dello stesso Gallina.

A gestire la scrittura del bando confezionato ad arte sarebbe stato Giovanni Rissone, funzionario di Acqua Novara e Vco. L’ordinanza documenta con numerose intercettazioni ambientali i contatti tra Tolbar e Rissone, che stabiliscono di comune accordo i contenuti del bando. Bando che viene pubblicato sul sito di Acqua Novara e Vco il 26 marzo del 2019.

La conclusione dei giudici è lapidaria: «si può desumere che, alla base della collusione appena descritta, vi sia stato un accordo corruttivo tra l’imprenditore D’Alfonso e Gallina, laddove il pagamento della tangente, verosimilmente quantificabile in Euro 60.000, doveva avvenire con pagamento, da parte di terzo soggetto, di false fatture emesse dalla compagna del Gallina».

Ettore Colli Vignarelli

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