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Economia | 07 novembre 2025, 07:15

Pnrr: assegnati 165 miliardi di euro, ma solo il 30% è stato speso

Secondo i dati di ReportAziende, risultano importanti divari tra nord e sud Italia, ma anche ritardi nei pagamenti e difficoltà delle piccole e medie imprese

Pnrr: assegnati 165 miliardi di euro, ma solo il 30% è stato speso

A meno di un anno dalla scadenza del Pnrr, l’85% dei fondi (164,8 miliardi di euro) destinati all’Italia risulta assegnato, ma solo il 30,1% (58,6 miliardi) è stato effettivamente speso. Restano oltre 135 miliardi da erogare entro agosto 2026, un traguardo che richiede un ritmo di spesa quasi triplo rispetto al 2024. È quanto emerge dal nuovo studio di ReportAziende.it, basato sui dati della Corte dei Conti aggiornati al 30 settembre 2024 e proiettati sull’orizzonte 2025–2026. 
Nord, centro e sud: troppe differenze 
“Oltre il 60% dei fondi del Pnrr destinati alle imprese è concentrato nelle regioni del nord, circa il 25% al centro e solo il 15% nel mezzogiorno – dicono da ReportAziende –. Il Pnrr doveva essere un motore di coesione, ma in realtà il paese è ancora diviso. Il problema non è la mancanza di fondi, ma la difficoltà nel trasformarli in progetti concreti: e spesso si tratta di una mancanza di capacità amministrativa: mancano tecnici, assistenza e strumenti digitali adeguati”. 
“L’ eccezione positiva – spiegano da ReportAziende – arriva dalla formazione del personale: nel credito di imposta Formazione 4.0, l’incentivo fiscale dedicato alle aziende che investono nella formazione dei propri dipendenti, le regioni meridionali guidano con il 46% delle imprese utilizzatrici. Quando le misure sono più accessibili, la risposta del territorio è immediata”.  
Risorse concentrate, Pmi ai margini
“È evidente una forte concentrazione delle risorse – spiegano da ReportAziende –. Le prime 100 aziende beneficiarie gestiscono circa 44 miliardi di euro e circa il 70% dei principali beneficiari sono enti pubblici o società partecipate. Secondo i dati della Corte dei Conti Europea, solo il 30,7% dei fondi europei risulta effettivamente accessibile o utilizzato dalle piccole e medie imprese italiane, mentre il restante 69,3% non le raggiunge a causa di complessità burocratiche, carenze nella fase di compilazione delle domande, errori di rendicontazione e scarsa informazione”. 
Ritardi nei pagamenti e rischio liquidità 
“Il tempo medio per la verifica dei rendiconti si attesta a 73 giorni - prosegue ReportAziende - e questo genera gravi tensioni di liquidità. La lentezza delle verifiche e dei rimborsi è un nodo critico: le grandi imprese riescono a sostenere i ritardi, mentre le Pmi sono costrette a ricorrere al credito bancario per coprire i flussi di cassa. Le forniture completate ma non ancora pagate mettono a rischio centinaia di imprese fornitrici e subappaltatrici. Servono procedure più snelle e tempi certi nei rimborsi, altrimenti la spinta all’economia rischia di trasformarsi in tensione finanziaria per le Pmi – conclude ReportAziende –. Questo è il momento per trasformare la spesa in crescita strutturale. Ma occorre passare dalle risorse assegnate a quelle effettivamente erogate, garantendo rapidità, trasparenza e semplificazione”. 

l.b.

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