“Se la nuova legge di bilancio aumenta di due miliardi il fondo sanitario - come evidenziato da alcuni Parlamentari e dal governo - occorre intervenire per colmare sperequazioni e disuguaglianze, dando nuovi servizi sanitari, socio-assistenziali, più diritti alla salute nei territori montani, rurali, interni del Paese. Investire vuol dire prima di tutto puntare sul capitale umano, su chi lavora e agisce per il diritto alla salute delle comunità dei territori”. Lo scrive Uncem in una piattaforma di dieci punti lanciata oggi, a margine della presentazione in Senato del manifesto per la sanità nelle aree interne, montane e nelle isole della nazione.
Il documento Uncem in dieci pagine sintetizza, per regioni, parlamentari, governo, alcune esigenze, in parte storiche e in parte nuove. Servono medici e infermieri, ma occorre anche puntare su telemedicina e sistemi informativi omogenei tra chi si occupa di salute e sanità nel Paese, uniformando i "fascicoli sanitari digitali" al livello di Paese. Percorsi che non possono escludere il soccorso in emergenza, le farmacie dei servizi, il ruolo dei medici e dei pediatri, gli infermieri di comunità. "Accesso alle cure con un punto fermo: l'importanza del sistema pubblico sul quale investire. Per ridurre sperequazioni e disuguaglianze", evidenzia il presidente nazionale Uncem, Marco Bussone. "Il documento fa un quadro di proposte, a tutti i livelli istituzionali - prosegue Bussone - I comuni su questi fronti devono, come per altro, lavorare insieme. Lo diciamo chiaramente nel Rapporto Montagne Italia 2025 e con il Progetto Italiae che il documento rilancia".
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