Il personale infermieristico in Piemonte sta vivendo una fase critica. Pur registrando un aumento complessivo dei dipendenti del servizio sanitario regionale – passati da circa 55.500 unità nel 2019 a oltre 58.000 oggi – il numero degli infermieri è diminuito sensibilmente. Nel 2019 erano 22.119, oggi poco più di 21.600, comprensivi dei circa 400 assunti nel piano straordinario avviato nel luglio 2023, concentrati però in poche aziende ritenute più attrattive. Questo significa una perdita netta di circa 500 infermieri.
La percentuale degli infermieri sul totale del personale sanitario è scesa dal 40% del 2019 al 36% attuale. Nel pieno della pandemia, ad aprile 2020, si era invece raggiunto il picco con oltre 23.000 infermieri in servizio, quasi 1.400 in più rispetto a oggi. Anche l’età media del personale infermieristico è aumentata: se nel 2019 gli ultra sessantenni erano il 12%, oggi rappresentano quasi un quinto del totale, con un numero consistente prossimo alla pensione.
Questi dati allarmanti arrivano in un momento in cui si stanno creando nuovi servizi sanitari, come le Case di Comunità, gli ospedali di comunità e l’assistenza domiciliare, che richiedono un incremento del personale infermieristico. Tuttavia, le assunzioni necessarie, seppur finanziate, non sono ancora state realizzate.
Due fattori aggravano ulteriormente la situazione: numerosi concorsi banditi nelle regioni del Sud attirano colleghi piemontesi, attratti dal costo della vita più basso, e molte regioni, soprattutto nel Nord-Est, stanno implementando politiche di incentivi economici e welfare per attrarre e trattenere infermieri. Ad esempio, il Veneto ha investito 9 milioni per sostenere economicamente i giovani nel percorso di studi, mentre il Friuli Venezia Giulia ha triplicato le indennità per trattenere il personale, investendo 18 milioni.
NurSind Piemonte evidenzia inoltre le difficoltà delle aziende sanitarie regionali nel riorganizzare il lavoro per alleggerire gli infermieri da compiti tecnico-amministrativi non pertinenti al loro ruolo, sottraendo tempo prezioso all’assistenza diretta.
Le prospettive per il futuro non sono incoraggianti, considerando il saldo negativo previsto tra uscite e nuove assunzioni. Da oltre un anno il sindacato chiede alla Regione interventi concreti con una struttura dedicata e risorse adeguate, ma finora il tema non sembra essere considerato una priorità. "Se non garantiamo assistenza, presa in carico e continuità assistenziale – conclude NurSind – nessun piano strategico potrà risolvere la crisi".