Ahmadreza Djalali, medico e ricercatore con legami accademici in Italia, è stato prelevato il 23 giugno dalla prigione di Evin, in Iran, dopo i bombardamenti israeliani che hanno colpito l’edificio. Da quel momento non si hanno più notizie: è stato trasferito in una località sconosciuta, in isolamento e senza contatti con la famiglia.
Condannato a morte con l'accusa di spionaggio per Israele, Djalali è tra i prigionieri a rischio in un clima di crescente repressione da parte del governo iraniano. Due condannati nella sua stessa situazione sono già stati giustiziati. La moglie, dalla Svezia, ha lanciato un appello urgente al governo; Amnesty Italia denuncia il pericolo imminente: "La sua vita è appesa a un filo".