“Era una decisione attesa quella sui tassi del consiglio direttivo della Bce. La riduzione del costo del denaro diventa essenziale, in un contesto in cui si registra il rallentamento dell’inflazione dell’Eurozona, che ad agosto era sceso al 2,2% (era 2,6% a luglio). Diversamente avremmo compromesso i processi di crescita, anche se temo che il segnale sia ancora troppo timido e non credo contribuirà a modificare gli scenari economici europei”. Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, resta cauto sulle prospettive per le imprese, anche perché dalle analisi del centro studi della federazione, in Italia e in Piemonte si delinea un quadro congiunturale ancora debole.
“Le imprese sono state molto penalizzate dal caro-tassi durante la stretta monetaria - sottolinea Felici -, prova ne sia il fatto che l’accesso al credito è notevolmente diminuito. Il clima di incertezza, tra caro energia e prezzi, la situazione geopolitica, ora anche l’export che risente della stagnazione in Germania non incentiva gli imprenditori a programmare nuovi investimenti. E temo che anche questa diminuzione dei tassi, nonostante le famiglie potranno averne benefici soprattutto sui mutui variabili, non farà ripartire i consumi”.
Tra il 2020 e maggio 2024 in Italia l’accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese è calato dell’1,9% (con un picco nelle costruzioni del 13,7%). “Dobbiamo inoltre soffermarci sul costo del credito che a luglio 2024 è stato del 5,34% (era 5,33% a giugno), superiore di 28 punti base al tasso medio di 5,06% (era 5,07% a giugno) rilevato nell’Eurozona e risultando superiore al costo registrato nei maggiori paesi europei, anche a causa delle maglie sempre più strette delle banche, che hanno un merito creditizio sempre più stringente e oggi non assistono più le imprese che necessitano di liquidità per fare fronte ai propri impegni e proseguire verso la crescita che potrebbe dare fiducia e, di conseguenza, far riprendere anche gli investimenti”.
Nei due anni di stretta monetaria le Pmi italiane hanno visto salire gli oneri finanziari sui prestiti di 371 punti base, 48 punti in più dell’incremento di 323 punti registrato in Eurozona. Le tensioni sul costo del credito hanno dunque contribuito a ridurre la domanda di prestiti delle imprese, i quali in Italia a luglio sono in flessione del 4,1% su base annua, mentre nell’Eurozona si rileva un aumento dello 0,6%.
In parallelo, gli investimenti delle piccole e medie imprese nel primo trimestre del 2024 calano del 2,7% su base annua, mentre nel secondo trimestre del 2024 gli investimenti in impianti e macchinari, privati e pubblici, scendono del 2,8%.
“La frenata degli investimenti - conclude Felici - è evidente che possa compromettere la twin transition, digitale e green, che invece dovrebbe avere un’accelerazione rispetto alle tempistiche imposte dall’Unione Europea”.