Le micro e piccole imprese italiane continuano a pagare l’energia elettrica molto di più dei competitor europei e delle grandi imprese energivore nazionali, anche se il gap nel 2023 si è in parte ridotto per effetto dei sussidi erogati per contrastare il caro-energia.
Le agevolazioni sono state cancellate a inizio anno e pertanto il 2024 vedrà un nuovo ampliamento della forbice sui prezzi energetici. È quanto emerge dalla rilevazione realizzata dalla CNA sull’andamento dei prezzi dell’energia nel 2023. Rispetto ai picchi del 2022, il peso delle bollette è diminuito ma rimane uno svantaggio competitivo per le piccole imprese che sono le più penalizzate anche in presenza di alcune misure di sostegno come la sospensione degli oneri generali di sistema nella prima parte dell’anno scorso.
Le imprese nella fascia di consumo fino a 20 MW l’anno hanno pagato l’energia elettrica il 14% in più della media europea (407 euro a MW contro 356 euro nell’UE) con punte del 40% rispetto alla Francia e di quasi il 50% in confronto allo stesso livello di consumi di un’azienda spagnola. Nella classe di consumi tra 20 e 500 MW l’anno il differenziale scende al 13,5% fino ad azzerarsi per le imprese energivore (oltre 150mila MW).
Resta rilevante la sperequazione tra piccole imprese e grandi imprese con consumi elevati. Una microimpresa, infatti, ha pagato l’energia elettrica il doppio di una energivora (407 euro rispetto a 198) e con l’azzeramento dei sostegni nel 2024 il differenziale è destinato a tornare a livelli insostenibili. La notevole differenza riflette la struttura della bolletta che penalizza le piccole.
Il costo dell’energia utilizzata da un’impresa con consumi fino a 2mila MW è inferiore al 60% del costo complessivo finale mentre per una energivora l’energia consumata rappresenta l’82,5% della bolletta. Una situazione in miglioramento rispetto al periodo pre-covid, quando l’incidenza della componente energia non arrivava al 30% della bolletta delle piccole imprese. Gli oneri generali di sistema pesano per 12 miliardi di euro l’anno e circa la metà gravano sulle PMI che finanziano in larga parte anche le agevolazioni a favore delle energivore per altri 1,2 miliardi.
“I costi dell’energia elettrica – afferma il direttore CNA Piemonte Nord Marco Pasquino – continuano a rappresentare una emergenza per micro e piccole imprese. E’ urgente una riforma strutturale della composizione della bolletta, per favorire una distribuzione più equa degli oneri generali di sistema, trasferendoli sulla fiscalità generale. Inoltre occorre rivedere i criteri per l’accesso alle agevolazioni tariffarie, oggi riservate in via esclusiva alle imprese energivore”.
“Da tempo la nostra Associazione propone di introdurre il criterio dell’incidenza della spesa energetica sul bilancio aziendale – aggiunge il presidente CNA Piemonte Massimo Pasteris – in modo da consentire anche alle PMI ad alta intensità energetica di poter accedere ai benefici tariffari. I costi energetici penalizzano le piccole imprese ed è quindi necessario favorire l’autoproduzione da fonti rinnovabili per abbassare le bollette. Noi come associazione di categoria cerchiamo di far fronte al problema attraverso i Consorzi di acquisto dell’energia operativi all’interno del nostro sistema, come per esempio APE, di cui CNA Piemonte Nord fa parte, per ottenere le migliori condizioni possibili sul mercato, ma questo non basta. Per CNA il programma Transizione 5.0 è uno dei pilastri per intervenire in modo concreto. Dovranno essere introdotti meccanismi coerenti agli obiettivi, evitando barriere e ostacoli alla platea delle micro e piccole imprese che rappresentano il 99% del tessuto produttivo e sono un importante motore dello sviluppo economico”.