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Attualità | 01 agosto 2024, 18:36

Caldo, domani l'ordinanza della Regione per vietare le attività nelle ore più a rischio

Stop dalle 12:30 alle 16. Coinvolte soprattutto agricoltura, edilizia e altri lavori all'aperto. I sindacati: "Bene aver ascoltato l'appello delle nostre organizzazioni"

Domani dovrebbe essere firmata l'ordinanza per vietare il lavoro nelle ore più calde all'aperto

Domani dovrebbe essere firmata l'ordinanza per vietare il lavoro nelle ore più calde all'aperto

Uno stop dalle 12.30 alle 16 (come già accade in altre regioni), nei giorni in cui scatta l'allarme per l'eccessivo calore. Ecco cosa indicherà l'ordinanza che domani sarà firmata dal presidente della Regione, Alberto Cirio, per dare uno strumento di tutela ai lavoratori che si trovano a operare all'aperto, senza protezioni dalle ondate di calore. Uno strumento che è già presente in oltre una decina di regioni in Italia, che se da un lato non ha mancato di trovare consensi anche dalla parte datoriale, ha anche sollevato alcune perplessità su alcune tipologie di lavori e relative necessità (dagli orari in cui gli edili già non possono operare alle attività di irrigazione in alcune coltivazioni).I sindacati tuttavia sono soddisfatti:

"Fermare l’attività nel settore edile è assolutamente opportuno perché non farlo sarebbe pericolosissimo per la salute e la sicurezza dei lavoratori - dicono da Fillea Cgil -. Secondo noi bisogna procedere in questo modo: alle 12:30 bisogna smettere di lavorare e mettere in cassa integrazione i lavoratori, come da circolare Inps del 26 luglio che prevede in considerazione dell’eccezionale ondata di calore che sta interessando tutto il territorio nazionale e degli importanti risvolti che tali condizioni climatiche hanno per le attività lavorative, la possibilità di effettuare la sospensione o riduzione  del lavoro, con diritto al trattamento di cassa integrazione ordinaria e di assegno ordinario del FIS e dei Fondi bilaterali”.

"Immaginare di fare una pausa pranzo più lunga o di lavorare dalle 8 alle 12, poi sospendere l’attività fino alle 16 e riprendere dalle 16 alle 20 è assolutamente impensabile - dichiara il segretario generale Fillea Cgil, Massimo Cogliandro – tanti lavoratori sono trasfertisti e non avrebbe senso l’allungamento della pausa pranzo. Dopodiché siamo disponibili a ragionare, in accordo con i lavoratori, insieme alle aziende e ai rappresentanti delle imprese per modificare gli orari, qualora avessero necessità per tipologia di lavoro, per produttività o anche per gli stessi edili che hanno esigenza di lavorare di più”.

E su chi solleva dubbi, proprio i sindacati ammettono un po' di amarezza: “Sono amareggiato nel leggere Certedichiarazioni – sottolinea il segretario generale della Flai Cgil Piemonte, Denis Vayr – perché confermano quanto la memoria sia corta. Ricordiamo il caso più eclatante di morte sul lavoro per il caldo in Piemonte: era il 17 luglio del 2015 e Ioan Puscasu, un lavoratore rumeno impegnato nella raccolta dei peperoni nelle campagne di Carmagnola, morì di infarto per il caldo e la fatica di lavorare nelle serre a 48° gradi. All’epoca, con le parti datoriali, ci eravamo attivati per dire ‘mai più’. Oggi sarebbe un grave errore non applicare questo provvedimento: l’ordinanza della Regione prova a rispondere in maniera adeguata alle conseguenze sulla salute e sicurezza dei lavoratori impegnati, con queste temperature, in un’attività a forte rischio. Mettere in discussione quanto deciso rende l’idea sul fatto che non stiamo remando nella stessa direzione”.

Massimiliano Sciullo

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