Il tema della giustizia è stato al centro dell’assemblea regionale tematica di Italia Viva, svoltasi questa mattina a Novara, e organizzata dal coordinatore cittadino Giovanni Agnesina. I lavori, introdotti da Giuseppe Genoni (Vicepresidente regionale) e dal Presidente provinciale Fausto Ferrara, sono stati guidati dalla senatrice Silvia Feregolent, Presidente Regionale di Italia Viva Piemonte, e hanno visto la partecipazione dei senatori Ivan Scalfarotto ed Enrico Borghi e del deputato Roberto Giachetti.
Un tema di grande attualità che inevitabilmente si è incrociato con i fatti di cronaca.
"L'emergenza nelle carceri e l'azione del governo sul fronte della giustizia sono molto collegate”, ha detto Giachetti. “Nel disegno di legge sicurezza del governo c'è l'inserimento di nuovi 15 reati e dell’aggravamento di pene per molti altri reati. Quindi più che parlare della necessità di svuotare le carceri bisognerebbe smettere di fare provvedimenti riempi-carcere".
A proposito della situazione nelle carceri, tema sul quale Giachetti è in sciopero della fame da 12 giorni, il parlamentare ha aggiunto che "la situazione in cui siamo è drammatica, perché siamo ritornati a livelli di sovraffollamento pari a quelli del tempo della condanna della Corte europea dei diritti umani. Siamo quasi a 65.000 detenuti su 51.000 posti teorici. E il caso dei suicidi è drammatico: se noi proiettiamo i 13 suicidi delle prime settimane dell'anno sui 12 mesi arriviamo a 150, che sono il doppio di quanti ce ne sono stati nel 2022 che è stato l’anno record dei suicidi. Noi - ha concluso Giachetti - ci preoccupiamo giustamente per quello che accade in Ungheria, ma le condizioni delle carceri italiane non sono molto diverse".
Proprio a sottolineare l’attenzione all’emergenza nelle carceri, nel primo pomeriggio Scalfarotto ha fatto visita alla casa circondariale di Novara, “una realtà che è esemplare delle difficoltà in cui ci si muove – ha spiegato intervenendo dal pubblico il presidente della Camera Penale di Novara, Alessandro Brustia – perché in una struttura con 170 detenuti c’è un solo educatore, e questo rende praticamente impossibile che sia svolta l’azione riabilitativa a cui la pena dovrebbe tendere”.
Enrico Borghi, parlando con i cronisti, si è invece soffermato sulla vicenda Pozzolo. “Io non credo – ha detto - alla ricostruzione portata in parlamento dal ministro Nordio. L'unico dato certo di quella incredibile notte a Rosazza è che tutti e tre i pubblici ufficiali presenti, un deputato, un sottosegretario e un sindaco, non stanno fornendo una versione alla magistratura: Pozzolo si è avvalso della facoltà di non rispondere, la sindaca dice di essere andata via da una festa che lei stessa aveva organizzato e il sottosegretario ha dichiarato ai giornali che era misteriosamente uscito nel cuore della notte. "Siamo di fronte - ha concluso - a reticenze anche imbarazzati di tre persone che sono iscritte a Fratelli d’Italia, in un contesto come quello biellese in cui i rapporti tra magistratura, polizia penitenziaria e politica meriterebbero un supplemento di indagine".