Ogni escursionista sa che il meteo è da sempre uno dei fattori determinanti per la positiva conclusione di un’uscita in montagna, ma il cambiamento climatico rende sempre più difficile sia formulare che leggere le previsioni meteorologiche. Come pianificare dunque, nel miglior modo possibile, la propria escursione? Giacomo Poletti, ingegnere ambientale e da 13 anni docente di meteorologia per il Collegio Guide Alpine del Trentino, dà qualche utile consiglio.
“La persistenza dell’anticiclone africano durante l’estate ha fatto sì che oggi il Mediterraneo si trovi da 1 a 3 gradi oltre la norma. Sono temperature che i mari attorno all’Italia dovrebbero mostrare solitamente a fine settembre. Per fare un esempio, è come se avessimo un’autocisterna di benzina parcheggiata fuori casa: è certamente un pericolo, ma per diventare concreto serve un innesco. Non è quindi automatico che un mare caldo provochi piogge violente, ma di certo è un ingrediente fondamentale che quasi sempre viene attivato nel corso di un autunno: basta un impulso atlantico ad esempio. Basti vedere quello che è appena successo in Toscana, con un temporale autorigenerante nato dal mare tiepido e che ha portato in poche ore a picchi di precipitazione senza precedenti”, spiega l’ingegner Poletti.
“In Italia – continua l’esperto - le previsioni meteorologiche sono effettuate dalle Arpa (agenzie regionali) che emettono bollettini aggiornati quotidianamente visibili dal sito meteoregioni.it”. Ma non è sempre così semplice: “Questo può essere un buon punto di partenza, ma ci tengo a sottolineare che il professionista non può soffermarsi solo sulle “iconcine” del sole e delle nuvole, ma deve imparare, o meglio abituarsi, a leggere approfonditamente i bollettini. La facilità con cui abbiamo a disposizione previsioni sul cellulare non deve infatti mai farci dimenticare che le principali app risultano quasi sempre inadeguate per tracciare il quadro meteo reale su aree di montagna o a orografia complessa”.
“La maggior parte delle app di meteo – spiega Poletti - utilizza modelli ad ampia scala che non riescono a simulare l’orografia complessa e a piccola scala di valli e montagne. Così facendo, finiscono per prevedere fenomeni diversi dalla realtà. Le app generaliste hanno spesso performance migliori semmai su luoghi di aperta pianura. Naturalmente ci sono aziende del settore che lavorano comunque molto bene, come o Meteoblue”. Ci sono, però, anche altri strumenti: “Sì, nell’era dell’open data sono ormai disponibili online modelli meteorologici gratuiti e consultabili facilmente, in grado di scendere nel dettaglio su parametri di interesse come nuvolosità, precipitazioni e venti. Per la zona alpina il modello Cosmo è frutto di una collaborazione di Stati e Regioni. Altri modelli a piccola scala molto performanti sono Icon e Alaro. Sul sito meteologix.com (reperibile a questo indirizzo: https://meteologix.com/it/model-charts) è possibile vederli e confrontarli”.
Molto utile, secondo l’ingegner Poletti, anche la consultazione online dei radar, soprattutto pe rle guide alpine: “Il radar meteorologico deve rientrare nel bagaglio di ogni guida, poiché sono in grado di mostrare in tempo reale le precipitazioni in corso, la loro intensità e la loro traiettoria. Intercettano molto bene temporali e le precipitazioni a larga scala. Purtroppo, ad oggi non tutta l’Italia è ben coperta dai radar, ma invito tutti e soprattutto i professionisti a verificare la copertura nelle zone di interesse ed a salvarle sui propri dispositivi. Un quadro generale dei radar attivi si trova qui: https://mappe.protezionecivile.gov.it/it/mappe-rischi/piattaforma-radar/ ma è quasi sempre possibile consultare singoli radar regionali, per la Lombardia, ad esempio: www.centrometeolombardo.com/radar__.
L’attuale situazione climatica avrà anche effetti sulle nevicate: “Avere i mari ancora caldi rende ovviamente più difficili le nevicate precoci a bassa quota dal punto di vista statistico – spiega l’ingegnere -. Il nostro clima è ormai andato alla deriva rispetto a qualche decennio fa: quasi tutti i mesi chiudono infatti nel loro complesso più caldi delle medie passate. Uno studio di Eurac (BZ) ha comunque dimostrato che nel trimestre invernale le nevicate ad alte quote per ora tengono botta al cambiamento; le precipitazioni invernali sulle Alpi sembrano infatti costanti e in futuro potrebbero persino aumentare proprio in virtù del riscaldamento globale che trasforma l’inverno in una sorta di autunno allungato. Attenzione, però: alle quote medio-basse e ovunque nelle altre stagioni, le nevicate stanno sparendo. La copertura nevosa è sempre più breve a tutte le quote, ormai il caldo precoce in primavera e tardivo in autunno sono sempre più “killer” della neve.”
“Viviamo in un mondo ormai più caldo – continua Poletti - e il destino dei ghiacciai è segnato; quest’anno gli apparati sono arrivati a ottobre in condizioni di crisi, come fosse piena estate dopo l’ennesimo anno di riduzione. In Trentino, ad esempio, i ghiacciai risultano in regressione costante, ogni anno, dal 1986. Tornando alla stagione in corso, per fortuna le cose sono cambiate con le perturbazioni atlantiche di metà ottobre, via via più fresche, anche se inizialmente abbiamo avuto piogge fino a quote altissime sulle Alpi, persino a 3300 metri. Solo le due perturbazioni di questa settimana sono state efficaci nel ricoprire di neve i ghiacciai con una coltre, ad oggi, attorno ai 60-80 cm. La stagione parte quindi bene, tanto più che le previsioni vedono temperature fresche per i prossimi 10/12 giorni. Ma si tratta di un palliativo: è evidente che la stagione calda ormai è in grado ogni anno di cancellare qualsiasi accumulo di neve caduto in inverno, anche se cospicuo”.