“Il sistema dell’edilizia residenziale pubblica così com’è non può stare in piedi. Il punto non è più domandarsi se reggerà, ma quando crollerà”. È pessimista Giuseppe Genoni, presidente di Atc Piemonte Nord, che oggi conclude il suo mandato quinquennale e che ha tracciato in una lunga conferenza stampa il bilancio del proprio mandato alla guida di un ente, che dal 2014 ha accorpato le vecchie agenzie delle quattro province del quadrante Novara Vercelli Biella Vco, con un patrimonio di oltre 10300 alloggi di proprietà o gestiti. Un quinquennio che è stato comunque caratterizzato da una serie di profonde trasformazioni che il presidente uscente giudica positivamente, dalla riorganizzazione territoriale – che ha ridotto a tre le Atc, in precedenza una per provincia – alla revisione straordinaria dei bilanci che ha fatto emergere con chiarezza la situazione dei debiti e dei crediti evidenziando un disavanzo di gestione che nel 2014 ammontava a quasi 23 milioni e mezzo di euro, il cui ripiano è stato approvato dalla giunta regionale in 30 rate annuali. Ma nonostante la riforma profonda dell’organizzazione e l’avvio del risanamento dei conti, intatto è rimasto il cuore delle difficoltà nella gestione dell’Atc, cioè la morosità degli assegnatari, che nel 2018 sfiora complessivamente i 53 milioni di euro. «Complessivamente – ha spiegato Genoni - il numero di inquilini morosi è in continua crescita: coloro che hanno accumulato qualche tipo di morosità sono oltre il 50% dell’utenza; e ci sono casi di forte indebitamento, anche superiore ai 10mila euro, a fronte di un affitto medio inferiore a 100 euro al mese». Per contrastare questa situazione, Atc Piemonte Nord in questi cinque anni ha lavorato per mettere a regime il sistema di richiesta di decadenza degli inquilini morosi, applicando quanto prevede la legge regionale che disciplina il settore: dopo tre mensilità non pagate, Atc deve chiedere ai Comuni di pronunciare la decadenza. Nel caso in cui lo faccia, dovrebbero essere gli stessi comuni a risarcire Atc di quanto non riscosso. «Il meccanismo – ha commentato Genoni – ha funzionato solo in parte», tant’è che ATC, al 31 dicembre 2018, risulta creditrice verso i Comuni dell’importo complessivo di poco meno di 7 milioni di euro (Novara-VCO euro 5.105.334, Biella euro 339.122 e Vercelli euro 1.452.947). Il crescere dei crediti sempre difficilmente esigibili, assottiglia di molto le disponibilità economiche da destinare alle manutenzioni «e in questo modo - spiega il presidente uscente – il patrimonio si degrada sempre di più».
Genoni giudica “poco fruttuosa” l’azione di recupero del credito messa in campo per esempio al Comune di Novara, tramite la proposta di piani di rientro e di altre misure di facilitazione, che non ha al momento portato ad un contestuale aumento nel pronunciamento delle decadenze da parte dei Comuni stessi, ma ha quantomeno avviato un percorso virtuoso di rispetto di quanto previsto dalla Legge Regionale
Soluzioni? Per Genoni la strada è una sola: «sarebbe necessario trasferire, come è accaduto nelle Regioni dove il sistema funziona meglio, come Emilia e Toscana, il patrimonio immobiliare pubblico ai comuni, lasciando ad Atc solo il ruolo di amministratore. Oppure, per lo meno, consentire la trasformazione di Atc da ente pubblico non economico, con tutti gli obblighi e i vincoli di una amministrazione locale, in un ente pubblico economico, più snello e con un maggior grado di autonomia».