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Attualità | 26 novembre 2025, 16:10

A Cameri una serata che diventa educazione: quando la parola cura e crea comunità FOTO

L’evento promosso da Quei bravi ragazzi family Onlus trasforma la Giornata contro la violenza sulle donne in un’esperienza di ascolto, responsabilità e rinascita collettiva

Ci sono serate in cui un luogo abituale si trasforma nel cuore pulsante di un’intera comunità, e la parola assume il valore di un gesto educativo, civile e profondamente umano. È ciò che è accaduto a Cameri, al Debut Lounge Bar, dove l’evento organizzato da Quei bravi ragazzi family Onlus, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ha superato i confini della semplice presentazione letteraria per diventare un’autentica esperienza di consapevolezza e rinascita collettiva.

Il locale, solitamente punto d’incontro per i giovani, si è trasformato in uno spazio dell’anima: un laboratorio di ascolto, di riflessione e di dialogo, seguito da un pubblico numeroso sia in presenza sia attraverso i canali social. La partecipazione istituzionale del Sindaco Giuliano Pacileo, dell’Assessore alle Politiche Giovanili e di Angela Zampagni ha dato ulteriore valore all’iniziativa, sottolineando quanto il tema della violenza di genere sia urgente e profondamente sentito dal territorio. Una presenza che ha contribuito a trasformare l’incontro in un momento pubblico di responsabilità civile, in cui il dolore può essere accolto, riconosciuto e condiviso senza spettacolarizzazione.

Al centro della serata, la presentazione del libro “Il silenzio che mi urlava dentro” e l’esposizione delle opere pittoriche di Antonietta Leonarda. Attraverso le pagine del volume, l’autrice racconta la storia di una commercialista sopravvissuta alla violenza, trasformando la propria ferita in parola e la parola in strumento educativo. Un racconto essenziale e potente, che ha colpito in profondità i presenti e migliaia di utenti collegati online. La testimonianza non è stata semplice narrazione, ma un vero atto pedagogico, capace di educare allo sguardo, al rispetto e alla responsabilità relazionale.

A condurre l’incontro è stata Nadia Di Rocco, presidente dell’associazione organizzatrice, da anni impegnata nella tutela delle vittime e nella rieducazione emotiva di chi ha commesso reati. Un modello d’intervento fondato sull’empatia, sulla responsabilità e sulla possibilità reale di trasformazione, sostenuto da un’équipe multidisciplinare composta da avvocati, psicologi, pedagogisti, educatori e mediatori familiari.

In collegamento è intervenuta anche la dott.ssa Assunta Di Basilico, presidente di Essere Oltre ETS, psicologa, pedagogista, mediatrice familiare ed esperta di intelligenza emotiva. Il suo contributo ha offerto una visione scientifica e pedagogica del fenomeno, ricordando come la violenza affondi spesso le sue radici in un diffuso analfabetismo emotivo e come la formazione alle emozioni sia oggi uno degli strumenti più efficaci di prevenzione sociale.

Proprio da questo incontro è nato un progetto condiviso tra le due associazioni, incentrato sull’educazione emotiva come fondamento della non violenza. Un percorso che non si limita a denunciare il male, ma lavora per estirparne le cause profonde: la solitudine emotiva, la difficoltà nel gestire la rabbia, il bisogno di controllo, l’assenza di modelli relazionali positivi.

La serata di Cameri non è stata dunque un appuntamento isolato, ma l’avvio di un cammino culturale itinerante che mira a diffondere in tutta Italia una nuova coscienza educativa. La prevenzione – è stato ribadito – nasce prima di tutto dalla formazione della persona, dall’allenamento alla consapevolezza emotiva, dalla parola che illumina e sostiene.

A chiudere l’incontro, un gesto semplice ma potente: una gerbera rossa donata a tutte le donne presenti dai titolari del Debut Lounge Bar, Luca Lorenzini ed Eric Marconato. Un simbolo di rispetto, vicinanza e cura, capace di trasformarsi anch’esso in messaggio educativo.

Il grande successo di pubblico, in presenza e online, conferma quanto la società abbia bisogno di luoghi autentici di ascolto e di verità. La serata di Cameri ha dimostrato che la cultura può diventare cura, che la testimonianza può educare e che l’intelligenza emotiva può tradursi in bene collettivo. E soprattutto, ha mostrato che quando educazione, scienza e impegno sociale si uniscono, la speranza diventa azione concreta.

Il percorso ora continua: da Cameri all’Italia, per portare ovunque la voce delle donne, la competenza dei professionisti, e la forza trasformativa dell’educazione emotiva. Perché la violenza non si combatte in un solo giorno, ma attraverso un impegno quotidiano al rispetto, alla consapevolezza e alla dignità. Ogni parola donata con cura è un seme. E ogni seme, se custodito, può diventare vita.

Redazione

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