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Economia | 12 novembre 2025, 11:28

Nuove direttrici per la manifattura italiana nell’era dell’Industria 5.0

Industria 5.0 si presenta come una fase di sviluppo che non si limita all’adozione di sistemi automatizzati e digitali in cui grande impatto ha anche l’IA, ma che riorganizza il modo in cui si concepisce la produzione, assegnando alle persone e alla sostenibilità un ruolo centrale. Non si tratta quindi di una semplice evoluzione tecnica della precedente trasformazione digitale, ma di una reimpostazione culturale del rapporto tra tecnologia, lavoro e territorio. 
La manifattura italiana, caratterizzata da una forte presenza di piccole e medie imprese altamente specializzate, rappresenta un contesto fertile per la sperimentazione di questo modello, poiché coniuga competenze produttive radicate con capacità di adattamento e costruzione di soluzioni originali. Il passaggio che oggi interessa il tessuto produttivo riguarda la capacità di integrare strumenti digitali avanzati, come sensori intelligenti, sistemi cyber-fisici, analisi in tempo reale dei dati di processo, robot collaborativi e interfacce uomo-macchina, con una progettazione orientata al rispetto delle risorse, al recupero dei materiali e alla riduzione delle emissioni lungo l’intero ciclo di vita del prodotto. Industria 5.0 non elimina la centralità della macchina, ma la riallinea a quella della competenza tecnica umana: l’operatore non viene sostituito, ma posto in condizione di supervisionare e controllare processi più complessi, supportato da sistemi capaci di anticipare usure, calcolare micro-variazioni nei carichi di lavoro, segnalare derive dimensionali e proporre correzioni in tempo reale.

Nel contesto industriale manifatturiero italiano, l’applicazione di questo modello si sta traducendo in un crescente interesse per soluzioni produttive che combinano personalizzazione e ripetibilità; a differenza delle produzioni seriali di grande scala, il valore competitivo di molte imprese del territorio risiede nella capacità di adattare ogni progetto alle specifiche esigenze del cliente mantenendo tolleranze, finiture e tempistiche stabili. Un esempio pratico può essere osservato nell’evoluzione delle officine meccaniche che lavorano per il settore moda, per quello militare, per il biomedicale o strumentale di precisione: realtà come l’officina meccanica di precisione italiana Micoel, mostrano come l’integrazione tra controllo numerico avanzato, gestione costante della qualità, sensoristica di processo e abilità tecniche interne consenta di rispondere a richieste su misura senza sacrificare coerenza produttiva. Questo tipo di approccio rientra nel nucleo dell’Industria 5.0, in cui la tecnologia non viene adottata esclusivamente per aumentare la quantità prodotta, ma per garantire affidabilità, coerenza dimensionale, riduzione degli scarti, monitoraggio continuo dei cicli e miglioramento della relazione tra progettazione e risposta operativa.

La transizione verso Industria 5.0 implica anche una ridefinizione del ruolo organizzativo del lavoro. La formazione non è più solo aggiornamento occasionale ma diventa parte integrante del ciclo produttivo: l’operatore specializzato acquisisce competenze verticali sul funzionamento delle macchine e orizzontali sull’analisi dei dati, il progettista affianca alla modellazione digitale la valutazione dei materiali e dell’impatto ambientale, e la direzione aziendale include nelle strategie elementi di valutazione energetica e di tracciabilità. Una configurazione che introduce modelli di produzione più resilienti, in grado di rispondere a oscillazioni nella domanda e alle variazioni del mercato globale attraverso filiere più corte, maggiore collaborazione tra fornitori e condivisione delle informazioni.

Sul piano economico, i dati ufficiali mostrano come la manifattura continui a rappresentare una parte rilevante del valore aggiunto nazionale. Secondo le serie statistiche più recenti, la quota della manifattura sul PIL italiano si attesta attorno al 14-15%, con settori come meccanica strumentale, automotive, aerospazio e tecnologie per l’energia che rimangono competitivi non solo in Europa ma anche nel mercato internazionale. Tuttavia, la produzione industriale ha conosciuto nel corso dell’ultimo biennio fasi di rallentamento e ripresa disomogenea tra comparti, evidenziando la necessità di strategie strutturate di innovazione.

Le previsioni economiche indicano che i prossimi anni saranno caratterizzati da una disponibilità crescente di strumenti finanziari e incentivi per investimenti in tecnologie digitali, efficienza energetica e formazione specializzata, in linea con i programmi europei dedicati alla trasformazione sostenibile di cui già si è fatta portavoce l’Europa. Questo significa che le imprese che avvieranno percorsi di innovazione non solo tecnologica, ma anche metodologica e progettuale, avranno maggiori possibilità di consolidare la propria posizione all’interno delle filiere internazionali.

Dal punto di vista operativo, i benefici attesi riguardano la riduzione delle fermate di produzione attraverso manutenzione predittiva e condition monitoring, il miglioramento della continuità di processo grazie alla misurazione in linea, la diminuzione degli scarti mediante controllo continuo del profilo di lavorazione e la possibilità di gestire lotti ridotti con velocità e precisione. La trasformazione non è immediata e richiede strumenti misurabili di valutazione dei risultati: indicatori come riduzione della variabilità dimensionale, aumento della ripetibilità del ciclo, diminuzione dei consumi energetici per unità prodotta e miglioramento della tracciabilità dei materiali sono già utilizzati come riferimento nei sistemi di certificazione industriale.

Le previsioni di medio periodo prospettano una manifattura sempre più distribuita, con reti di produzione interconnesse in cui ogni nodo può adattarsi rapidamente alle richieste del mercato. Ciò comporta il rafforzamento delle competenze tecniche interne, una maggiore collaborazione tra imprese della stessa filiera e la crescita di figure professionali capaci di interpretare processi complessi, dalla progettazione alla verifica metrologica, dalla gestione dei dati all’ottimizzazione energetica. La direzione verso Industria 5.0 non rappresenta quindi una interruzione rispetto al passato, ma un ampliamento delle possibilità tecniche ed economiche della manifattura italiana, che può consolidare il proprio valore competitivo puntando sulla qualità dei processi, sulla competenza delle persone e sulla capacità di utilizzare la tecnologia come leva per migliorare stabilità, coerenza produttiva e sostenibilità complessiva.

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