Il giorno dopo il voto per il referendum è il tempo delle analisi di risultati che anche nel novarese e nel Vco arrivano con toni differenti dai diversi schieramenti. Al centro dell'attenzione, soprattutto, il dato sulla partecipazione al voto con il mancato raggiungimento del quorum la percentuale dell'affluenza si è fermata a livello nazionale sulla soglia del 30%. Novara è stata la Provincia dell’Alto Piemonte dove si è votato di più: si è recato alle urne il 30,35 per cento degli aventi diritto. “Maglia nera” invece per il Verbano Cusio Ossola con il 26,28. Ma quali sono i commenti delle diverse forze politiche e sindacali?
C'è delusione, ovviamente in casa CGIL il sindacato che aveva promosso i quattro referendum in tema di lavoro. Delusione che non fa velo alla volontà di ripartire da un risultato, comunque rilevante. Chiara Corbellini segretaria confederale di Cgil Novara e VCO sottoloinea: “Non festeggiamo ma ripartiamo da quasi 15 milioni di voti, oltre 130 mila nei territori delle nostre province. Non è una vittoria, certo, perché il nostro Il tuo obiettivo era raggiungere il quorum per cambiare le condizioni del lavoro che sono estremamente precarie con lavoratori e lavoratrici poco tutelati insicuri e ricattabili”. “Su questi temi – sottooinea Corbellini - ci è stato dato poco spazio pubblico per discuterle nel merito, mentre una politicizzazione del referendum voluta da parte di chi ha invitato a non andare a votare ha preso piede in particolare strumentalizzando il quinto quesito”. Per l’esponente della Cgil, comunque, il risultato va considerato “come momento di partecipazione democratica: il triplo delle persone che la CGIL rappresenta è d’accordo con noi, ci stiamo muovendo nella direzione giusta. E continueremo a farlo con tutti gli strumenti che abbiamo”.
Nel campo sindacale, differente l'opinione della CISL che non aveva invitato alla astensionismo,. ma che aveva una posizione critica nel merito. Elena Ugazio, segretaria generale della CISL del Piemonte orientale, confermare quella che è la posizione della CISL. “Noi – dice Ugazio - non riconosciamo nel referendum lo strumento utile per affrontare i temi del lavoro. Per noi i temi del lavoro vanno affrontati con la contrattazione insieme alla partecipazione”. Tra i partiti che si erano spesi per i cinque sì c'era il Partito Democratico. Domenico Rossi segretario del PD piemontese analizza i risultati le prospettive che ne derivano.
“C’è una certa delusione per il mancato raggiungimento del quorum. I risultati andranno elaborati, ma mi sembra di intravedere che anche in questo caso ci sarà una differenza tra il voto delle città è il voto delle aree interne. Certamente emerge che sul tema della cittadinanza il percorso rischia di essere in salita in quanto è il quesito su cui i no sono stati molto alti e questo significa che su questo argomento va fatto un lavoro non soltanto politico, ma profondamente culturale: dobbiamo essere in grado di destrutturare l'immaginario fondato sulla paura su cui le destre hanno costruito i loro consenso se vogliamo davvero arrivare a riformare il tema della cittadinanza in uno scenario in cui non soltanto è giusto farlo, ma anche il sistema produttivo di questo paese ce lo chiede”.
Ecco infine l’opinione di Enrico Borghi, senatore ossolano e vicepresidente di Italia Viva, che tra le opposizioni aveva una posizione differenziata. “Era facilmente prevedibile guardando i precedenti – dice Borghi - che il quorum non ci sarebbe stato soprattutto in presenza di quesiti sul lavoro molto tecnici, ideologici e rivolti al passato. Spero che a questo punto sia chiaro che per costruire un centro-sinistra vincente bisogna parlare di futuro e non bisogna parlare di passato e concentrarci sui nuovi diritti e sull'impatto con le tecnologie anziché riaprire discussioni inutili che non appassionano il paese. Noi di Italia viva siamo convinti di poter costruire un'alternativa a Giorgia Meloni, allargando il ragionamento e non rinchiudendosi in una ridotta identitaria”.