Non ha avuto alcun esito la battuta organizzata lo scorso sabato da Penelope Piemonte (che si occupa di persone scomparse e di supporto ai famigliari) in Valle d’Aosta nel luogo nei pressi di Arnard dove il 5 dicembre scorso era stato ritrovato il corpo di Fabrizio Calcaterra il medico novarese scomparso e cercato per giorni dopo che aveva fatto perdere le sue tracce dopo essere uscito dall’ambulatorio nel biellese dove lavorava con libero professionista oltre all’impiego all’Ospedale Maggiore di Novara. Una dozzina di volontari dell’associazione, guidati dal criminologo Fabrizio Pace, con l’ausilio di cani molecolari hanno a lungo cercato una serie di oggetti che, secondo la moglie del medico, risultano scomparsi, e che non sono stati trovati neppure all’interno dell’auto, una Volkswagen Tiguan trovata nei pressi del dirupo in cui giaceva il corpo di Calcaterra. Si tratta di scarpe e calze, l'orologio, le chiavi della vettura e quelle di casa, gli occhiali.
A sollevare la questione della scomparsa di questi effetti personali è stata la moglie di Calcaterra, che non ha mai accettato l’ipotesi del suicidio, che è quella con la quale il caso è stato chiuso. Secondo i medici legali il cadavere di Calcaterra non presentava ferite compatibili con un intervento umano. Il medico, per gli inquirenti, non fu ucciso, ma morì per le conseguenze di una caduta, da un'altezza non eccessiva, e per ipotermia. E’ stata la vedova – che ha sempre sollevato anche la questione del perché il marito si trovasse così lontano da casa - a rivolgersi a Pace, che ha organizzato l’infruttuosa ricerca di sabato scorso.