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Attualità | 24 febbraio 2023, 08:40

Come affrontare l'emergenza idrica e il cambiamento climatico

Uncem: “La crisi impone di agire. Siamo in ritardo. Occorre ridefinire il rapporto tra chi produce e stocca il bene, le aree montane, con chi lo consuma”

Come affrontare l'emergenza idrica e il cambiamento climatico

Cinque proposte rivolte ai territori per affrontare l’emergenza idrica e il cambiamento climatico, sono quelle che lancia l'Unione nazionale comuni comunità enti montani nel suo ultimo dossier.

“Vent’anni fa -così Uncem- già lavoravamo per pianificare invasi, piccoli e più grandi, sui territori montani. Per affrontare la crisi idrica e avere una efficace programmazione. Già vent’anni fa invitavamo multiutilities a investire sulle reti acquedottistiche, per togliere di mezzo le perdite. Oggi ne parlano in tanti e i cambiamenti climatici sono seri, gravissimi, da non sottovalutare. La crisi idrica oggi in corso impone al Governo, al Parlamento, alle Regioni, alle Multiutilities di agire. Siamo in ritardo. In questo percorso occorre ridefinire il rapporto tra chi produce e stocca il bene, le aree montane, con chi lo consuma. È un fattore decisivo per le politiche sulla risorsa idrica, ancora incastrate tra cose non fatte da molte regioni in particolare al Sud, a partire dalla pianificazione, e tribunali delle acque che decidono sopra le teste anche dei sindaci. Cambiare strumentazione per lavorare meglio e proteggere il bene è necessario. Con un’azione che tocchi anche i singoli cittadini”.

Efficientare

Occorre subito efficientare le reti idriche – che hanno perdite dal 20 al 60%. Non è ammissibile. Servono 5 miliardi di euro in 5 anni. Il Paese deve investire bene le prime risorse già stanziate nel Pnrr (e altre dei Por Fesr) e anche -con i gestori del ciclo idrico integrato e le Ato- mettere “in rete le reti” comunali che in moltissime casi non sono in relazione anche per effetto di “campanilismi” da vincere. Efficientare le reti dei Comuni significa realizzare i depuratori dove non esistono, nei paesi e città che ne sono sprovvisti, con un nuovo piano di investimenti dello Stato.

Pianificare

Pianificare invasi – Uncem lo afferma da vent’anni – vuol dire investire nella relazione tra acqua e forza di gravità – tra chi produce e chi consuma il bene – dando dunque pieno ruolo
ai territori montani. Il tema “nuovi invasi”- senza semplificazioni o retorica – deve rientrare nelle partite del rinnovo delle concessioni idroelettriche delle grandi derivazioni perché serve una pianificazione territoriale vasta, oltre singoli municipi. Nelle valli alpine la risorsa
idrica è quasi ovunque stra sfruttata: dove facciamo oggi invasi se abbiamo condotte che attraversano longitudinalmente le valli intere? Se si pianificano invasi, occorre ripensare dove va e come è usata la risorsa, visto che l’acqua disponibile è completamente sottesa.

Incentivare

Ripartiamo dalle case e dagli edifici pubblici. Rendere efficiente l’uso della risorsa idrica negli immobili della PA – a partire dalle scuole – e dei privati cittadini significa obbligare – come per l’installazione dei pannelli fotovoltaici – a installare meccanismi per il recupero e il riuso delle acque, ad esempio introducendo un credito d’imposta al 100% per acquisto e installazione di questi sistemi, tecnologicamente avanzati, controllati digitalmente, dotati
anche di intelligenza artificiale. Crea dunque le tue piccole “riserve domestiche”. Con poche decine di euro compri una cisterna da 300 litri da mettere all’uscita della grondaia: raccogli la tua acqua ad esempio per irrigare il tuo giardino. E vale anche per i condomini.

Concertare

Rendere migliore il ciclo idrico integrato è necessario chiedendo alle Regioni – da parte dello Stato – di convocare – anche con le Autorità d’Ambito – tavoli di interazione e concertazione del sistema degli Enti locali, con le Associazioni e i gestori di acquedotto, fognature, depurazione, con tutte le multiutilities. Chiedendo che il piano di investimenti annuale dei gestori sia finalizzato non solo alle grandi aree urbane, ma sia distribuito anche nelle aree interne e montane. Per questo, ogni regione deve inserire una percentuale di “ritorno” ai territori sulla tariffa che ciascuna
famiglia e impresa paga al gestore, a vantaggio della protezione delle fonti idriche.

Realizzare

Realizzare nuovi invasi a uso plurimo della risorsa idrica (potabile, energetica, antincendio, irriguo) vuol dire essere efficaci nelle modalità di concertazione e nei tempi. Troppo già è stato perso. Troppo tempo passa dall’idea alla prima pietra. Sono necessarie forti regie regionali, nel quadro dei relativi Piani delle Acque, sbloccando il “piano invasi” nazionale oggi assopito.

“In conclusione -scrive Uncem nel documento- promuoviamo campagne di informazione sull’utilizzo responsabile dell’acqua. Nonostante le ordinanze dei Sindaci, c’è chi irriga giardini e non considera la complessità e gravità delle crisi che stiamo vivendo. Informiamo in modo efficace e rendiamo tutti più consapevoli e responsabili”.



Redazione

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