La Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con sentenza n. 2243/2023 (Presidente Dott. Berrino), riapre la partita dei benefici contributivi per esposizione ad amianto, utili al prepensionamento e per aumentare la pensione anche per coloro che non hanno presentato la domanda prima del 15.06.2005.
Sentenza storica, dopo che per anni, il Tribunale di Latina ha dichiarato la decadenza per quei lavoratori esposti ad amianto, che non avevano depositato la domanda nei termini.
Procedimento vinto in punta di diritto, in Cassazione, dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, che è riuscito far riconsiderare il termine ultimo della presentazione di domanda per la maggiorazione per amianto del pensionamento di alcuni ex dipendenti dello stabilimento navale “Posillipo” di Sabaudia, in provincia di Latina.
Il risultato positivo è arrivato dopo ben due bocciature, in primo e in secondo grado, in cui i giudici hanno sostenuto che i pensionati avrebbero presentato domanda all’INAIL in ritardo secondo il termine stabilito per legge e non avessero quindi diritto ai benefici per l’esposizione all’amianto.
I giudici della Corte di Cassazione, però, hanno dato ragione all’avvocato Bonanni e ora la questione tornerà alla Corte di Appello di Roma in diversa composizione che dovrà rivalutarla sulla base di quanto sancito dagli “ermellini”.
Gli 11 ricorrenti hanno lavorato dai 10 ai 20 anni nel cantiere navale che si occupava della realizzazione di imbarcazioni in vetro resina di medie dimensioni, a contatto giornaliero con la fibra killer che causa asbestosi, ma anche mesotelioma e diversi tipi di tumore.
L’asbesto era utilizzato per imbottire l’intercapedine tra guscio e paratoie; per rivestire le paratie della sala macchine e dei vani di alloggio dei motori e dei serbatoi; per coibentare la zona motori; come pannelli delle porte tagliafuoco; per rivestire marmitte e altri parti del motore; come guarnizioni. I materiali in amianto erano conservati in magazzino e poi tagliati direttamente nelle navi, in spazi ristretti e mal ventilati. A tutto questo si devono aggiungere le coperture in amianto dei capannoni che negli anni devono essersi deteriorate rilasciando sempre fibre di amianto.
I dipendenti dell’azienda, già pensionati nel 2003, rischiavano di perdere la maggiorazione della pensione per non aver presentato domanda nei termini. La Cassazione ha dunque accolto il ricorso dell’avvocato dell’ONA, spiegando che “in tema di benefici previdenziali in favore dei lavoratori esposti all’amianto, la decadenza speciale dell’azione giudiziaria non è applicabile anche a coloro che rientrano nel regime previgente”.
“Questo risultato è stato ottenuto per la mia caparbietà” -afferma Bonanni- “e per la mia indipendenza e capacità di combattere anche contro lo Stato e le sue istituzioni, quando la battaglia è giusta, come in questo caso. Trovo sconcertante la poca attenzione e il poco riguardo per le vittime dell’amianto, auspicando che per il futuro le norme siano interpretate correttamente, secondo criteri che siano rispettosi della nostra Costituzione e dei diritti dei cittadini, piuttosto che delle aspettative dell’INPS, ente pubblico, le cui tesi, anche quelle sbagliate, spesso influenzano l’organo decidente, con assenza di terzietà, come questo caso dimostra. Ma non è l’unico.
Il fatto che l’INPS di Latina abbia sempre rigettato le domande dei lavoratori dell’amianto, e che sia stato spesso condannato in sede giudiziaria, lo prova. Ora torniamo in Corte di Appello perché la causa deve essere istruita nel merito. Questi lavoratori erano già in precarie condizioni di salute, e molti di loro sono già deceduti, visto che sono trascorsi più di 10 anni dall’inizio di questa controversia giudiziaria.”