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Economia | 01 agosto 2022, 09:00

Inflazione, in Piemonte persi 1.804 euro a testa in tre anni

È quanto rileva un’analisi del Centro Studi Tagliacarne sull’impatto dell’indice Istat dei prezzi al consumo sul reddito degli italiani

Inflazione, in Piemonte persi 1.804 euro a testa in tre anni

Tra giugno 2019 e lo stesso mese di quest'anno, l’inflazione ha tolto in media 1.756 euro dalle tasche di ogni italiano. Il dato nasconde però importanti differenze territoriali: il reddito pro-capite è diminuito in valore assoluto soprattutto nel Nord Est (-2.104 euro), ma in termini relativi l’inflazione ha colpito soprattutto il Mezzogiorno (-10%).

Lo riporta Firstonline, l'autorevole giornale web di economia e finanza diretto da Franco Locatelli e presieduto da Ernesto Auci, spiegando che i numeri sono contenuti in un’analisi del Centro Studi Tagliacarne sull’impatto dell’indice Istat dei prezzi al consumo sul reddito degli italiani nell’ultimo triennio.

A livello regionale, il caro vita si è fatto sentire con più forza in Trentino-Alto Adige, dove la perdita del potere di acquisto è arrivata a 2.962 euro (-12,3%). Seguono in classifica Emilia-Romagna (-2.136 euro), Friuli-Venezia Giulia (-2.049) e Lombardia (-2.021). In Piemonte la perdita è stata di 1.804 euro (-8,4%), in Liguria di 1.942 euro (-8,8%) e in Valle d'Aosta di 1.564 euro (-7,2%).

Sul versante opposto della graduatoria, con valori inferiori ai 1.400 euro, ci sono invece Calabria (-1.334), Campania (-1.303), Basilicata (-1.295) e Molise (-1.287).

Tuttavia, ribadisce il Centro Studi, è in particolare nel Mezzogiorno che il tasso d’inflazione sul reddito pro-capite disponibile incide in maniera più generalizzata. Ben sei delle 10 regioni che registrano cali percentuali maggiori della media nazionale sono, infatti, del Sud, dove a pesare sono soprattutto le spinte inflattive su prezzi di casa, energia e alimentari.

Le regioni del Mezzogiorno rischiano di essere discriminate non solo a causa dell’incremento dei prezzi, ma anche per il minor livello dei redditi e a causa della composizione del loro paniere di consumo – spiega Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne – Se, ad esempio, rapportiamo la riduzione di potere di acquisto al complesso dei beni e servizi prodotti, vediamo che la perdita del Mezzogiorno è in termini relativi superiore di circa un terzo a quella subita dal Centro-Nord, con punte molto alte in Sicilia, Puglia e Calabria. Inoltre, la maggiore componente di consumi alimentari delle famiglie del Sud, a fronte dei rincari particolarmente alti degli ultimi mesi, le espone a ulteriore penalizzazione”.

Redazione EnordOvest

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