La voce di Marcella Severino, sindaco di Stresa, si rompe ancora nella commozione quando la memoria ritorna alla scena della cabina della funivia schiantata nel bosco sulle pendici ripide del Mottarone, un anno fa.
Il primo ricordo?
"Un senso di devastazione - risponde - quella che ho visto con i miei occhi quel pomeriggio al Mottarone e che mi porto dentro ancora oggi. Qualcosa di violento, una lacerazione che credo rivivrò per sempre ogni volta che ci penso".
E che l'ha segnata a tal punto da costringerla a ricorrere, insieme a quelli che erano con lei il 23 maggio 2021, all'aiuto degli psicologi.
Cinquantatré' anni, nata e cresciuta qui, nella perla del Lago Maggiore, un luogo amato da artisti, re, banchieri, star del cinema e letterati, Marcella Severino, sindaco dal settembre 2020, pochi mesi dopo si è trovata, suo malgrado, protagonista delle cronache.
"Lo sa? In quei giorni non potevo neppure uscire di casa, ero letteralmente inseguita dai giornalisti". Che l'hanno fatta anche un po' arrabbiare "Si. E' stato l'unico momento in cui ho perso la pazienza. C’è stato qualcuno che ha cercato di descrivere Stresa come un posto omertoso, in cui tutti sapevano cosa veniva fatto alla funivia e nessuno parlava. Questo per me era ed e' inaccettabile. E ancora adesso la gente è risentita per quelle cose dette in tv. Noi con quella funivia ci siamo cresciuti, e ci salivamo con i nostri figli. Altro che complici e omertosi".
I protagonisti di questa storia, almeno i principali, sono persone che lei conosce bene, che forse incontrava tutti i giorni. Che sentimenti prova nei loro confronti?
"Io penso che al di là di quello che sarà accertato dal processo, loro siano persone che hanno giocato con la vita delle persone con troppa leggerezza. Quella storia dei forchettoni Hanno cominciato a farlo e poi lo hanno fatto sempre, senza quasi pensarci più. Un comportamento inaccettabile quando c’è di mezzo la vita degli altri".
La sindaca non risparmia neppure un giudizio duro sulle responsabilità personali. "La persona a cui do piu' colpa e' Nerini: lui era il titolare, il responsabile ultimo di quello che succedeva li. Tadini e gli altri sono dipendenti. E i dipendenti agiscono in base a quanto gli viene detto". "Certo - aggiunge la Severino - l'inchiesta e' complessa e riguarda anche aspetti tecnici nei quali non entro neppure. Ma so che lui non doveva fare questa cosa".
Questa tragedia in qualche modo ha cambiato la storia di Stresa, segnando un prima e un dopo. La gente, chi a Stresa ci vive e ci lavora, a distanza di un anno cosa pensa? Si cerca di dimenticare o si vuole tenere viva la memoria?
"A Stresa la gente non dimentica e chiede soprattutto giustizia: ci sono rabbia e attesa, si vogliono vedere i colpevoli identificati, che paghino per quello che hanno fatto. Che è troppo grave".