Più di centomila metri cubi di terre e rocce da scavo trattate in modo irregolare e reimmesse nell'arco di 5 anni nel ciclo produttivo senza le necessarie verifiche e autorizzazioni: sulla base di questa ipotesi di reato il Gruppo di Polizia Giudiziaria Ambiente della Procura di Novara e la Stazione Carabinieri Forestale di Novara hanno effettuato il sequestro preventivo di un impianto di trattamento con sede a Novara.
L'attività di indagine, avviata alcuni mesi fa, ha ricostruito origine e destinazione finale dei rifiuti trattati dall'azienda. Un lavoro molto complesso, che si e' concentrato sulle movimentazioni di rifiuti, in entrata ed uscita, dal 2017 sino all'inizio del 2021. L'indagine ha consentito di appurare che venivano introdotte in azienda e, successivamente immesse sul mercato, terre e rocce da scavo, materiali bituminosi provenienti dalle attivita' di scarificazione delle strade, senza che ne fosse ricostruibile la piena tracciabilita' di origine e di destinazione.
La gran parte delle terre lavorate e successivamente vendute, risultavano anche prive di documentazione analitica che ne potesse attestare la piena conformità e l'avvenuto recupero. In concreto, pertanto, per gran parte delle terre ricevute e lavorate, non e' stato possibile risalire alle loro caratteristiche e grado di inquinamento, ne' al momento della ricezione, ne', soprattutto, successivamente alle procedure di recupero, cui sono state sottoposte prima del reimpiego in opere pubbliche e private. E' stato contestato il reato di gestione illecita di rifiuti, oltre a quello di mancata ottemperanza alle prescrizioni autorizzative. Infine, e' anche stato contestato il reato di illecita miscelazione di rifiuti.
Per i fatti e' stato segnalato all'Autorità giudiziaria il rappresentante legale della società. C'e' concretamente il rischio che terre non adeguatamente trattate, siano state immesse nei processi produttivi di opere pubbliche e private con potenziai risvolti di rischio per la salute.