«Ahmad sia prosciolto da ogni accusa, sia rilasciato e possa finalmente riabbracciare la sua famiglia». Doppia manifestazione oggi, questa mattina a Roma davanti all’ambasciata dell’Iran e questa sera a Novara, davanti al municipio per chiedere la liberazione del ricercatore Ahmadreza Djalali, imprigionato nel suo Paese d’origine con l’accusa di spionaggio dall’aprile 2016, sul cui capo pende una condanna capitale e di cui non ci sono più notizie dal novembre scorso.
Djalali è molto conosciuto a Novara perché ha lavorato per diversi anni al Centro di ricerca internazionale di medicina dei disastri dell’Università del Piemonte Orientale. Proprio i colleghi di lavoro dello studioso, la cui famiglia vive in Svezia, da mesi animano insieme ad Amnesty International le iniziative di sensibilizzazione sulla sorte di Ahmad. A Novara questa sera si è radunata una piccola folla, con i colleghi del ricercatore, alcuni consiglieri comunali e con il sindaco della città Alessandro Canelli. I cartelli con le foto di Djalali, provato dalla lunga detenzione, dimagrito e evidentemente sofferente si sono accompagnate alle fiaccole e allo striscione con lo slogan 'Save Ahmad'.