Aver posticipato la riapertura degli impianti da sci al 18 di gennaio, salvo una rapida impennata dei contagi (di cui si avvertono purtroppo i primi segnali), testimonia come centrare l'obiettivo della ripartenza dello sport, al termine del Dpcm in corso (il 16 di gennaio), risulti particolarmente ambizioso.
Anche lo stesso ministro Vincenzo Spadafora ha recentemente espresso la volontà di riaprire piscine, palestre e spogliatoi entro gennaio, il che significa, nell'opzione più ottimistica, un ritardo di almeno due settimane rispetto le tempistiche stabilite.
Quattordici giorni non casuali, infatti si attende di capire l'evoluzione della curva pandemica nel nostro paese. L'aumento del rapporto tra nuovi casi giornalieri e tamponi positivi è tornato a veleggiare su numeri particolarmente elevati (ieri addirittura il 17%) ma era un dato atteso tenendo conto della maggiore circolazione prenatalizia.
La speranza è che le misure restrittive adoperate nel corso della festività, insieme al via della campagna vaccinale, possano raffreddare le curve da qui all'inizio della terza decade di gennaio, per valutare successivamente, in maniera concreta, una finestra temporale adatta per la ripresa.
In caso contrario bisognerebbe ancora attendere, con ulteriore conseguenze pesanti per i gestori degli impianti e non qualche grattacapo per le federazioni sportive riguardo al tema dei campionati.
Allungare temporalmente le stagioni non comporterebbe intoppi a livello normativo, ma un aggiornamento ai vari format potrebbe essere a questo punto necessaria.