“A Torino il 14 ottobre scorso si erano ammalate 280 persone in più del giorno precedente, dopo sole due settimane l’aumento giornaliero è di 1616 nuovi contagiati; nello stesso periodo in Piemonte i nuovi contagiati giornalieri sono passati da 499 a 2872. Questo accade nonostante la nostra capacità di effettuare tamponi sia inferiore alle grandi regioni del nord, e nonostante non riusciamo a testare neppure tutte le persone che hanno i sintomi del Covid, figurarsi gli asintomatici (che attualmente sono circa il 45% delle persone risultate positive) che propagano i contagi senza neppure accorgersene”, commenta Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione.
“Stando ai dati della sanità piemontese – commenta Grimaldi – il raddoppio dei casi avviene ogni 6,5 giorni pertanto, se non fermeremo i contagi, entro due settimane rischiamo di avere 60 mila contagiati in regione: significa che nei prossimi 14 giorni si ammaleranno tanti piemontesi quanti se ne sono ammalati da marzo a oggi. I dati sono anche più spaventosi per la provincia di Torino: fra 6 giorni e mezzo potremmo avere oltre 3200 nuovi contagiati ogni giorno, e se la curva non rallenterà di molto le terapie intensive arriveranno al punto di saturazione nel giro di 20-30 giorni. Secondo alcune stime, se tutto rimarrà come oggi, prima di fine novembre potremo avere più di 100.000 casi solo nella nostra città metropolitana”.
“Sta andando molto male, e se è vero in tutta onestà che la seconda ondata è più dura della prima, le centinaia di segnalazioni che ci stanno arrivando ci restituiscono l’immagine di una Regione totalmente impreparata; siamo travolti dalla seconda ondata come se la prima non ci fosse mai stata – prosegue Grimaldi -. Era l’unica cosa che sapevamo di non poterci permettere, eppure i dati impietosi che ci collocano al secondo posto tra le regioni con la crescita giornaliera di positivi più alta dopo la Lombardia, in un testa a testa poco incoraggiante con la Campania, sono il risultato delle cose non fatte dal Presidente Cirio e dalla sua Giunta”.
“Per evitare un lockdown totale, se ancora siamo in tempo di evitarlo – prosegue Grimaldi – dobbiamo limitare al massimo gli spostamenti superflui e, soprattutto, provare il più possibile a separare i contatti tra i più giovani e i più anziani: i reparti di terapia intensiva rischiano il collasso solo a causa degli ultra-50enni infettati dal virus mentre per chi ha un’età inferiore – nonostante si ammali esattamente quanto i più anziani, i casi di questa seconda ondata anzi sono più giovani (25-64 anni) – il ricovero è un’eccezione. Possiamo provare a vivere le nostre rispettive vite separati per un po’, e anche se è un sacrificio enorme e non possiamo certo imporre un lockdown generazionale, possiamo in parte trovare delle soluzioni più avanzate".
"Nella prima fase abbiamo resistito senza adeguati dispositivi di sicurezza e senza conoscenze – conclude Grimaldi – ora che abbiamo tutto questo non possiamo permetterci di gettare all’aria tutti i sacrifici che abbiamo fatto a causa della pur comprensibile esasperazione: l’alternativa all’isolamento volontario è attendere una settimana e, se le statistiche verranno rispettate, chiudere nuovamente tutto. Che è comunque meglio della cronaca di una strage annunciata”.