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Economia | 14 maggio 2020, 15:23

Le imprese artigiane piemontesi non vogliono più aspettare: "Fateci riaprire subito"

Le imprese artigiane piemontesi non vogliono più aspettare: "Fateci riaprire subito"

Le imprese artigiane piemontesi non vogliono più aspettare: "Fateci riaprire subito"

La Fase 2 fa crescere l'impazienza. E' quella delle imprese artigiane piemontesi - circa 117mila - pronte a ripartire, ma senza attendere ancora giorni (o settimane) che potrebbero essere decisive per la loro sopravvivenza.

Con loro ci sono anche i 300mila addetti che aspettano di poter riprendere a lavorare, anche se non mancano le incognite sulle modalità e i protocolli di sicurezza da rispettare nella prossima quotidianità. “In prossimità dell’apertura del 18 maggio, per alcuni codici Ateco, e del 1 giugno per i servizi alla persona, – commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Piemonte - sono ancora tanti i tasselli da comporre per poter riaprire garantendo la sicurezza di dipendenti e clienti, e per poter gestire pragmaticamente l’attività. Ripartire è la priorità, ma non basta: rischiamo infatti una 'falsa partenza' se non verranno affrontati e risolti i tanti problemi”.

Ma i nodi da sciogliere non sono pochi. "Senza risorse, per le nostre imprese diventa difficile sostenere i costi per la sicurezza - prosegue Felici -. Sappiamo bene che le imprese dovranno affrontare un periodo difficile per la loro sopravvivenza, anche in considerazione delle norme che dovranno studiare e applicare. C'è la necessità di sapere, per tempo, quali potranno essere le prescrizioni e le dotazioni di sicurezza necessarie per una corretta ripresa delle attività: tutti abbiamo il dovere di trovare le formule che consentano di arginare nelle quantità e nel tempo le perdite, già ingentissime e drammatiche, di economia e benessere sociale. E ancora a proposito di ripartenza, c’è la percezione della mancanza di adeguata programmazione di misure chiare ed efficaci”.

Confartigianato Piemonte chiede dunque di promuovere una nuova fase nella quale coniugare la salvaguardia della salute con la ripresa delle attività produttive che, però, devono essere supportate e seguite. “Il mondo artigiano del Piemonte – sottolinea ancora Felici – sin dal primo momento è stato in prima linea nella lotta contro il Coronavirus, in termini di impatto, di restrizioni, di sacrifici e di pazienza. Tutti questi fattori, però, non hanno ancora avuto adeguati bilanciamenti in termini di reali, concreti e veloci interventi di sostegno pubblico. Voglio ricordare che le categorie maggiormente penalizzate dal prolungato lockdown sono state quelle dei fotografi, parrucchieri, estetiste e così via”. “Pur nella comprensione dell’estrema difficoltà generalizzata che sortisce inevitabili risvolti nelle scelte politiche – continua Felici - non possiamo negare la inadeguatezza di alcuni provvedimenti che non si stanno traducendo in vero sostegno".

E conclude: "Proponiamo di attivare subito un piano di riavvio, delle attività che già ora con alcuni accorgimenti possono ben conciliare questioni sanitarie e produttive, senza aspettare il 18 o peggio il 1 giugno, se vogliamo tentare di salvare un sistema di micro e piccole imprese costrette a una quarantena prolungata".

Dal corrispondente a Torino

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