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Novara | 11 settembre 2019, 12:15

L'AFITS rende nota la propria posizione in merito alle dichiarazione dell’assessore regionale piemontese Gabusi sulle linee sospese piemontesi ed in particolare sulla Santhià-Arona

L'AFITS rende nota la propria posizione in merito alle dichiarazione dell’assessore regionale piemontese Gabusi sulle linee sospese piemontesi ed in particolare sulla Santhià-Arona

L’Associazione Ferrovia Torino-Svizzera ritiene indispensabile intervenire nel dibattito pubblico a seguito delle recenti dichiarazioni dell’Assessore Gabusi in occasione del Tavolo tecnico dei Sindaci, tenutosi a Arona il 2 settembre scorso. L’Assessore ha ribadito l’impossibilità di ripristinare l’esercizio ferroviario sulla linea Arona– Santhià: senza significativi aumenti di disponibilità finanziaria, egli ritiene, con correttezza umana, è inutile promettere interventi che non si possono attuare.

Da un punto di vista prettamente contabile e in assenza di una prospettiva per il territorio la considerazione è corretta, ma è del tutto evidente che la riduzione della discussione circa l’apertura di una ferrovia così importante a meri calcoli contabili sia castrante verso qualunque politica di sviluppo socio-economico.

Le gravi conseguenze derivanti dalla chiusura di una ferrovia per un dato territorio sono sotto gli occhi di tutti, e finora il risparmio, apparente, derivato dalla sostituzione con autoservizio di una relazione ferroviaria, non ha sortito alcun effetto positivo, nemmeno alle casse regionali, che continuano a languire.

È infatti noto che questo apparente risparmio viene perso a causa del trasferimento indistinto alle famiglie dei conseguenti disagi, dall'aumento del traffico stradale ai maggiori tempi di viaggio, dall'inquinamento all'impossibilità di raggiungere i posti di lavoro o di studio alle stesse condizioni di prima, e quindi ad una marginalizzazione crescente del territorio.

Un autoservizio è un servizio diverso da un servizio ferroviario, non può essere sostitutivo, al limite può esserne surrogato. La cronaca ci rivela che l’utenza degli autoservizi che hanno sostituito le ferrovie è inferiore di varie volte a quella, giudicata minima, delle ferrovie ante-chiusure, rivelando che chi prendeva il treno, in assenza di quello, non è salito sull’autobus, ma ha scelto l’auto o ha cambiato residenza e abitudini.

La nostra Associazione da anni sta osservando che riaprire la Santhià-Arona con lo stesso criterio di esercizio significa continuare a perdere le opportunità che questo collegamento può dare. Occorre invece considerare la linea come una parte di un collegamento più ampio, corridoio internazionale tra Torino e la Svizzera, da utilizzare in modo più razionale di quanto sia stato fatto negli ultimi 30 anni di esercizio. Se l'itinerario venisse usato per convogliarvi il traffico merci, se si avesse il coraggio di istituire collegamenti a media distanza (per esempio fra Torino e Domodossola), allora avrebbe senso riaprire la linea con ben altre prospettive!

La riapertura potrebbe essere richiesta utilizzando i fondi strutturali europei in quanto linea internazionale. Gli interventi sull’asse Italia – Svizzera sono molti e quella che chiaramente manca è una volontà politica ad estendere almeno il tentativo nelle relazioni ora abbandonate, ma che hanno così tante e dimostrate potenzialità. Occorre una volontà politica e una discontinuità con il rassegnato abbandono del governo regionale verso il territorio attraversato dalla Arona – Santhià.

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Dispiace prendere atto che mentre il dibattito è evoluto, negli ultimi anni, a favore di interessanti prospettive (come il coinvolgimento dell'operatore elvetico BLS), dalla Regione vengano svolte le stesse considerazioni che diversi anni or sono portarono all'assurda chiusura di questa tratta, scelta che ha danneggiato la mobilità ferroviaria su tutto il quadrante nord-est della Regione. Dispiace prendere atto che, mentre valenti tecnici e studiosi hanno preparato ipotesi di esercizio un po' più lungimiranti (ma che in ogni caso riprendono in considerazione le finalità che portarono alla realizzazione della linea all'inizio del Novecento), le considerazioni dei politici ripartano da zero. Ma allora il dibattito di questi anni non è servito a nulla? O forse non si conoscono le effettive potenzialità della linea? E allora si potrebbe organizzare un incontro tecnico con i nuovi decisori regionali, a cui proporre una sintesi di quanto è stato svolto, con la speranza di far comprendere che non tutte le linee sospese debbano essere considerate allo stesso modo. Altrimenti il Piemonte orientale (e, più in generale, la "periferia regionale") verrà sempre più marginalizzato. E poi ci si stupisce che si indìcano referendum per staccarsi dal Piemonte?

Si metta in luce l’importanza strategica della linea a carattere internazionale, corridoio di collegamento tra Berna, i laghi Lemano e Verbano, e Torino; si vedano insieme alle esigenze dei pendolari anche l’ampia potenzialità della relazione internazionale: viaggi in sicurezza tra due nazioni amiche, potenzialità di collegamenti treni/battelli, turismo, e via le merci dalle strade. Sicuramente un Convegno potrebbe essere un utile strumento per riproporre tutti i temi e cambiare passo nella politica infrastrutturale regionale.

Associazione “Ferrovia Internazionale Torino Svizzera” Staff Tecnico


C.S.

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