Non si placa la polemica sul fronte del numero unico 112. A far sentire ancora una volta la loro voce sono i rappresentanti di alcune delle categorie che più direttamente sono coinvolte dall'adozione di questo nuovo meccanismo di richiesta e gestione del soccorso sul territorio. Da Nursind, per le professioni infermieristiche a Siulp e Sap per la Polizia di Stato, fino ai vigili del fuoco, con le sigle di Conapo, Confsal, Fns Cisl e Uil Pa.
"Rappresentiamo una congrua parte di quei lavoratori che esprimono competenze elevatissime nell’ambito dell’ordine pubblico, del soccorso tecnico urgente e dell’emergenza sanitaria territoriale - si legge nella nota ufficiale diffusa dalle sigle coinvolte in questa protesta -: l’unione sindacale che ci vede in prima linea sul tema del numero unico 112 si basa sui disservizi che ci sono stati segnalati nel tempo dai cittadini". "Sono da noi lontane anni luce le guerre di posizione in favore di una o dell’altra categoria professionale - proseguono - per questo esprimiamo il nostro dissenso con la Federazione dell’Ordine dei Medici, la Federconsumatori e con il Presidente della Società Italiana dei Sistemi 118. Può forse qualcuno di questi soggetti affermare che le forze dell’ordine e i Vigili del Fuoco non salvino vite? Certamente no, dunque perché dovrebbe essere riattivato solo il numero 118 e non gli altri? La risposta è che nessuno dei numeri tradizionali può essere ripristinato in forza della Legge 124/2015 (Madia) che ne ha imposto il superamento in favore del numero unico. Il 112 nacque per superare la frammentarietà della giungla di numeri in cui il cittadino doveva districarsi prima della sua attivazione". "Riteniamo - proseguono - che lo scandaloso modello organizzativo del call center laico (non abbiamo altri modi per definirlo) debba essere rivisto, coinvolgendo assieme al Ministro della Salute il Ministero dell’Interno e dello Sviluppo Economico, questi ultimi, di quell’accordo furono i principali artefici quasi dieci anni fa. Nel sostenere nuovamente la necessità di centrali operative interforze presidiate con pari dignità dagli enti del soccorso pubblico, inviteremmo Federconsumatori, l’Ordine dei Medici Nazionale e i sindacati affini ad adoprarsi al nostro fianco ed invece di sostenere la presenza di un medico su ogni ambulanza (ma non ce n’erano troppo pochi???) ad usare pari veemenza contro la chiusura degli ospedali e l’assenza di risposte territoriali adeguate. La nostra componente sindacale può dimostrare senza tema di smentite che tre chiamate su quattro alle centrali operative sanitarie sono di pertinenza del medico di famiglia o della guardia medica e sono il risultato di ambulatori aperti per tre ore al giorno". "La Regione Piemonte - è la conclusione della nota - secondo quanto dichiarato dal neo Assessore alla Sanità, rischia di riprecipitare nel baratro del piano di rientro. I suoi cittadini e i suoi lavoratori non hanno bisogno di ulteriori strutture moltiplicatrici di sprechi, inefficienze e disservizi. Sì al 112, ma con un altro modello di organizzazione". E proprio le sigle che hanno firmato questo appello chiedono di essere ricevute dal governatore Alberto Cirio e dall'assessore alla Sanità Luigi Icardi