C'è anche Torino, grazie ai ricercatori dell'Università di Torino e della Città della Salute, tra i protagonisti di una scoperta sull'autismo che potrebbe scrivere nuove pagine nella storia della medicina e della salute planetaria.
Uno  studio multicentrico internazionale ha infatti fornito nuove prove  sulle basi genetiche dell’autismo: sono stati infatti scoperti geni e le  relative mutazioni genetiche che causano questo tipo di disordine  neuropsichico. I risultati sono stati appena pubblicati sulle pagine  della prestigiosa rivista scientifica Cell: un traguardo  importantissimo raggiungo grazie alle nuove tecnologie di sequenziamento  del DNA, che hanno permesso di identificare i meccanismi biologici  responsabili e chiarire le basi genetiche dell'autismo.
Il  lavoro è iniziato nel 2015, grazie alla collaborazione dei gruppi  italiani con il Consorzio ASC, in particolare con la dottoressa Silvia  De Rubeis della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York. Con  il coinvolgimento di molti Centri clinici è iniziata la raccolta di  famiglie con soggetti affetti da disturbo dello spettro autistico e dei  loro genitori da vari Paesi nel mondo. In particolare, in Piemonte il  progetto di ricerca, denominato NeuroWES, è stato coordinato dai gruppi dei professori Giovanni Battista Ferrero e Alfredo Brusco  (Città della Salute ed Università di Torino), che hanno esteso la  collaborazione ai neuropsichiatri, genetisti e pediatri di tutta la  regione. “Alle famiglie è stata proposta la possibilità di essere  inserite nello studio, dopo un’attenta ed approfondita rivalutazione  clinica dei casi e la spiegazione dei risvolti della ricerca”, spiega il  professor Ferrero del Dipartimento di Scienze della Sanità  Pubblica e Pediatriche dell'ospedale Regina Margherita della Città della  Salute di Torino. Il DNA delle famiglie selezionate è stato inviato al  consorzio, che ha provveduto all’analisi. La parte più complessa  dell’intero processo è stato l’approfondimento dei risultati di queste  analisi, dato l’elevatissimo numero di soggetti analizzati e la  complessità della loro elaborazione bioinformatica. E’ stato così  possibile identificare oltre 100 geni associati ai disturbi dello  spettro autistico, 30 dei quali mai descritti prima. I geni identificati  sono espressi precocemente nello sviluppo del cervello, e molti hanno  un ruolo nella regolazione dell’espressione genica legata proprio ai  meccanismi che regolano lo sviluppo del sistema nervoso centrale, o sono  coinvolti nella comunicazione tra neuroni. Questi geni sono  caratterizzati dall’essere colpiti da mutazioni altamente distruttive e  frequentemente de novo, cioè non ereditate dai genitori. Questo implica  che almeno una parte di queste malattie sia dovuta a mutazioni casuali  avvenute nelle cellule riproduttive, e spiega la scarsa ricorrenza della  malattia in famiglie. 
Ma dopo questa scoperta c'è  ancora moto da fare: i dati pubblicati sono solo la punta di un iceberg:  “In collaborazione con il gruppo del professor Marco Tartaglia (Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, Roma) e del dottor Tommaso Pippucci (Università di Bologna) stiamo rianalizzando i dati dei casi piemontesi”, spiega il professor Brusco “e grazie alla collaborazione con la Genetica Medica della Città della Salute di Torino, diretta dalla professoressa Barbara Pasini,  stiamo riportando alle famiglie dei pazienti una diagnosi definitiva in  circa il 30% dei casi analizzati. Nello stesso tempo stiamo lavorando  su nuovi geni associati a disturbo dello spettro autistico che stiamo  attivamente studiando presso il Dipartimento di Scienze Mediche  dell’Università e della Città della Salute di Torino, grazie al  finanziamento come Dipartimento di Eccellenza”. 
Tutte le  famiglie in cui è stata identificata una mutazione nel dna vengono  richiamate sia per comunicare la diagnosi genetica che per rivalutare i  dati clinici dei soggetti affetti, alla luce dei dati biologici, al fine  di identificare e caratterizzare le specifiche condizioni genetiche  associate a disturbi dello spettro autistico.  L’identificazione di  nuovi geni associati a forme di disturbo dello spettro autistico è solo  all’inizio e si prevede siano oltre 1000 i geni implicati in queste  malattie eterogenee. Infatti buona parte di queste malattie sono  probabilmente associate a diverse varianti in geni importanti per il  neurosviluppo che diventano patologiche solo quando combinate assieme.  Le sfide del prossimo futuro, che potranno essere affrontate proprio  grazie alle collaborazioni internazionali come questa sono molteplici.  La prima è la comprensione dei meccanismi che portano allo sviluppo  della malattia. Esistono ipotesi multiple sull’origine della malattia, e  nessuna esclude l’altra: tra queste, difetti della migrazione  neuronale, alterazione del citoscheletro, di canali ionici, di  interazioni tra sinapsi. I nuovi geni identificati suggeriscono uno  sbilanciamento tra segnali eccitatori ed inibitori nella trasmissione  sinaptica tra i neuroni. 
Identificare nuovi geni significa quindi comprendere meglio la neurobiologia di queste malattie e fornire risposte alle famiglie con pazienti affetti da disturbo dello spettro autistico.
L’autismo è un frequente disturbo del neurosviluppo che esordisce nei primi anni di vita e colpisce l'1% della popolazione nelle sue varie forme di presentazione ed è caratterizzato da compromissione della qualità dell'interazione sociale, alterazione della qualità della comunicazione e modelli di comportamento ed interessi limitati, stereotipati e ripetitivi che impediscono di interagire adeguatamente con le persone e l'ambiente. Il disturbo si manifesta con una vasta gamma di presentazioni cliniche e livelli di gravità, tanto da essere definito come spettro autistico, definizione recentemente introdotta nella pratica clinica ed indubbiamente più appropriata. Questa evoluzione concettuale sottolinea che la presentazione dei disturbi dello spettro autistico è estremamente eterogenea e correlata a centinaia di specifici sottogruppi clinici al suo interno. Negli ultimi anni, grazie ai progressi tecnologici che permettono di studiare su larga scala il genoma umano, è stata dimostrata la base genetica di molte condizioni caratterizzate da manifestazioni che rientrano nei disturbi dello spettro autistico.














