Si è riunita la Consulta vitivinicola di Coldiretti Piemonte, nei giorni scorsi, con l’obiettivo di focalizzarsi sul percorso per l’ottenimento dell’Indicazione Geografica Tipica (IGT) per i vini e per ribadire alcune posizioni cristalline sui prodotti dealcolati.
“Si costituirà un comitato promotore per l’IGT – spiega Monica Monticone, membro di giunta di Coldiretti Piemonte con delega territoriale al settore vitivinicolo - e si continua l’interlocuzione con i Consorzi dei vari territori così da poter portare avanti l’iter necessario al fine di ottenere un ulteriore strumento che può essere d’aiuto per le nostre imprese e per la loro promozione sui mercati. Durante la Consulta, poi, abbiamo ribadito in modo chiaro la nostra posizione sui prodotti dealcolati: Coldiretti non è contraria tout court, ma è fondamentale e doveroso far chiarezza in termini di identità e di differenze, già a partire dalla definizione. Sicuramente il mercato ha dei nuovi orientamenti a cui è necessario guardare, ma vanno fatte le giuste distinzioni per non far perdere la storicità dei nostri vitigni e tutto il lavoro fatto sul territorio con le denominazioni d’origine”.
Il Piemonte è la regione italiana con il maggior numero di vini a denominazione d’origine: 60 tra 19 Docg e 41 Doc. L’IGT andrebbe ad aggiungersi alle denominazioni già presenti, valorizzando per esempio i vitigni resistenti, come i Piwi, che non rientrano in nessuna denominazione di origine e che, finalmente, troverebbero il giusto riconoscimento che ancora non hanno. L’introduzione dell’IGT colmerebbe il vuoto oggi esistente tra i vini da tavola e le attuali denominazioni di origine e creerebbe nuove opportunità di mercato per produzioni di qualità oggi escluse dai disciplinari Doc e Docg. Il comparto vitivinicolo piemontese rappresenta un patrimonio fondamentale del Made in Italy che va difeso e tutelato anche dalle ingiustificate campagne di demonizzazione”, concludono Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale.