A un mese dall’inizio del processo entra nel vivo in Corte d’Assise a Novara il procedimento che vede a giudizio 26 persone, che gli inquirenti accusano di avere fatto parte di quella che è stata battezza la "setta delle bestie" o anche la "setta del sesso", visto l’insieme di pratiche anche estreme che secondo l’accusa le adepte dell’organizzazione segreta sarebbero state costrette a subire nei diversi decenni di attività di quella che qualcuno ha descritto come una delle più numerose organizzazioni segrete della storia d’Italia.
A svelarne le poco commendevoli azioni, molto spesso commesse ai danni di inconsapevoli vittime, spesso adescate sin da bambine nei modi più diversi, erano stati i racconti di Giulia, la 36enne oggi residente nel Braidese, che quattro anni fa, dopo averlo fatto con la propria psicologa, si era decisa a denunciare quanto subito sin dai nove anni di età in quel cascinale nelle campagne di Cerano, nel Novarese, teatro di buona parte dei delitti oggi contestati ai membri dell’organizzazione.
Ai vertici della stessa, secondo gli inquirenti, ci sarebbe stato Gianni Maria Guidi, 79enne nato a Pavia e vissuto a Milano, detto "il dottore", ma anche come "Re bis" o "il Pontefice", di professione erborista con attività nel quartiere San Siro di Milano, e insieme a lui Sonia Martinovic, sua principale collaboratrice fino al 2013. Nei mesi scorsi i due erano stati dichiarati momentaneamente incapaci di affrontare il dibattimento. L’uomo è deceduto lo scorso 16 marzo proprio in conseguenze delle cattive condizioni di salute nelle quali versava da tempo.
In ventisei, tutti residenti tra Milano e diversi centri della sua cintura, il Pavese, il Varesotto e il Bergamasco, sfileranno invece davanti alla corte novarese, chiamati a vario titolo a rispondere di reati che contemplano violenze sessuali aggravate e di gruppo commesse anche ai danni di minori di 10 anni, riduzione in schiavitù e associazione a delinquere.
Nell’udienza già fissata per domani, venerdì 24 marzo, davanti alla giuria popolare composta in corte d’assise, è prevista la deposizione di Giulia, considerata la testimone chiave del processo fondato sulle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Torino. Si prevede che non basterà una sola udienza per la testimonianza della donna, che nelle grinfie dell’accolita era finita per il tramite di una parente quando di anni ne aveva appena 7.
Le altre vittime costituite come parte civile e che saranno sentite nel processo a porte chiuse (così ha deciso il presidente della corte Gianfranco Pezone, accogliendo le richieste arrivate dalle difese) sono otto. Tra loro una donna ora residente in Svizzera e che, come Giulia, è patrocinata dall’avvocato Silvia Calzolaro del foro di Asti. Poi altre due ragazze rappresentate dai legali Marco Calosso ed Elisa Anselmo del foro di Asti, e una quarta che si è affidata al legale monzese Silvio De Stefano.