Giovani e lavoro. L’annoso binomio che ricorre come un mantra negli anni e che, tuttavia, non esordisce mai in risultati positivi.
La recente uscita dalla crisi pandemica e l’ingresso diretto in una nuova crisi internazionale, fra conflitti e rincari, non hanno agevolato la situazione che, anzi, si è ulteriormente complicata. In Italia si riscontra il numero più alto dei cosiddetti Neet a livello europeo. Si tratta dei giovani fra i 20 e i 34 anni che non hanno né un’occupazione né sono impegnati in un percorso formativo o di avviamento al lavoro.
E i dati emergenti dal Rapporto Inapp 2022 sembrano evidenziare come alcune debolezze del nostro sistema produttivo si siano acuite e siano divenute sistemiche. Come la continua decrescita dei salari medi che, dal 1990 al 2020, hanno registrato un delta del -2,9%. Un dato in forte controtendenza con gli altri paesi europei, in cui è aumentato nettamente, basta pensare alla Germania col +33,7% e alla Francia +31,1%.
Giovani e donne sono i più penalizzati dal sistema italiano, che offre poche opportunità lavorative e ancor più basse probabilità di carriera a queste due categorie. E tantomeno è in grado di garantire una stabilità per il futuro, posto che nel 2021 ben 7 contratti su 10 stipulati sono a tempo determinato. Le diversità a più livelli, in primis quello territoriale, l’instabilità del sistema previdenziale e la mancanza di prospettiva completano il quadro.
Ma, nonostante la situazione funesta, un barlume di speranza è rinvigorito dal Sistema terziario di istruzione, rappresentata dai percorsi I.T.S. dedicati a sei aree tecnologiche: efficienza energetica, mobilità sostenibile, nuove tecnologie della vita, nuove tecnologie per il Made in Italy, tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e il turismo, tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Rami che rappresentano in modo indiscusso gli asset futuri su cui puntare e i nuovi profili professionali a cui mirare, oggetto dell’interesse di aziende di spessore internazionale, come ha dichiarato il CEO di Evoplay in questa intervista. La combinazione di innovazione e approccio fuori dagli schemi è quella vincente per le figure professionali ricercate dal giovane produttore di contenuti gaming che ha però già dimostrato lungimiranza e dinamicità, tanto da raggiungere la fama internazionale.
La direzione giusta è questa, dunque. Un cospicuo investimento nella formazione su tecnologie e settori che costruiranno il futuro del nostro Paese e del mercato globale, un adeguamento dei programmi di istruzione superiore che sia in linea con le vere necessità economiche e sociali, un’evoluzione dell’intero sistema scolastico.
Azioni che possano agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani talenti, anziché ostacolarlo.