È al governo e alle Regioni che la FP CGIL vuole indicare la propria agenda sul rilancio e sulla riforma del servizio sociosanitario a livello nazionale.
Le proposte: Investimento importante nel fattore umano in termini di piano straordinario di assunzioni; investimenti sulle competenze e sulla valorizzazione professionale; intervento che salvaguardi l'universalità del sistema pubblico come elemento di consolidamento della rete territoriale di assistenza.
Questi grandi capitoli saranno determinati dalla scelta in termini d'investimenti sul Fondo sanitario nazionale che si farà, ma anche da alcune decisioni importanti sul tema dell'accreditamento, quindi del rapporto tra pubblico e privato nella gestione delle prestazioni, sul tema della riorganizzazione attraverso le case di comunità e delle cure intermedie, dall'assistenza domiciliare fino alla residenzialità sanitaria assistita. Infine, si pone il tema della valorizzazione del nuovo contratto collettivo nazionale che è stato di recente sottoscritto. Il contratto può essere un'opportunità anche di attrattività per tante ragazze e ragazzi d'investire nella loro formazione, quindi in un percorso formativo come professionisti della salute e nell'integrazione socio-sanitaria, ma a fronte anche di una rivalutazione del lavoro nel ciclo della salute.
Se non si fa ciò riteniamo che ci sia un rischio per noi gravissimo: la forte spinta delle aziende a esternalizzare e a privatizzare la stragrande maggioranza dei servizi, come, per altro, sta già accadendo.
Lo abbiamo visto prima sulle prestazioni Covid, adesso sull'abbattimento delle liste d'attesa. Il continuo ricorso alle strutture private sta portando fuori dal sistema pubblico intere aree di prestazione ai cittadini: ad esempio, la riabilitazione, che per quasi il 96% è gestita dal settore privato. Questo non solo non è un elemento di garanzia per i cittadini, ma è anche un elemento di dumping contrattuale per i lavoratori.
Nel decreto che riordina la sanità territoriale, si parla di case e ospedali di comunità, si accenna alle infermiere di famiglia, ma in realtà di personale non si parla mai. C'è il rischio che all'interno di quelle strutture poi entrino con maggior presenza cooperative e privati, per altro con regimi contrattuali diversi da quello della sanità pubblica.
Questa situazione crea il paradosso che noi utilizziamo la più grande mole d'investimenti pubblici, per ricostruire un pezzo di stato sociale importante, ossia il sistema della salute del nostro Paese, per determinare però profitti ai privati con un fortissimo rischio di aumentare la differenza di diritti e retribuzioni tra lavoratori stessi e di diritti tra cittadini. Il rischio di diverse tipologie di accreditamento del privato, o servizi in appalto cambieranno la condizione rispetto alla continuità assistenziale che si potrà garantire. Ancora una volta, quindi, torniamo sulla dimensione della qualità dell'assistenza che è legata anche alla qualità del lavoro.
Per la Fp CGIL è importante rifinanziare il Fondo sanitario nazionale partendo dai fabbisogni di salute della popolazione, programmando i servizi, programmando i fabbisogni e, in esito a questo, determinare l'entità del finanziamento.
La pandemia dovrebbe averci insegnato una lezione molto importante: la salute non può essere mercificata né essere sottoposta alla logica del profitto. È un bene indisponibile al mercato e per questo va garantito dal servizio pubblico, e soprattutto va garantito in maniera universale, cioè a tutti i cittadini e le cittadine. Perché la salute non è una vertenza che riguarda soltanto le operatrici e gli operatori del sistema sanitario ma riguarda l'interesse generale della nostra comunità.
Fp Cgil Novara Vco