Nella bozza delle ore 15 del 18 ottobre 2020 del DPCM firmato nella notte dal Presidente Conte, compare evidenziato in giallo, e in parte in verde, il comma 2-bis dell'articolo uno, poi diventato prevedendo che 'I sindaci dispongono la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, di vie o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, fatta salva la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private.' Nel testo definitivo, pubblicato, il testo dell'articolo è stato modificato: "2-bis. Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21 fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private."
La modifica arriva dopo le segnalazioni di Anci e Uncem al Governo, ma quella frase andava formulata diversamente. Senza scaricare responsabilità sui Sindaci.
Resta particolarmente complessa l'organizzazione del servizio scolastico. Il DPCM prevede che "le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, che rimane complementare alla didattica in presenza, modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l’ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9.00". "Questo complica la situazione nelle aree montane, per gli studenti dei Comuni delle Alpi e degli Appennini. In primo luogo a causa della connessione debole o assente, come Uncem ha sempre denunciato - precisa il Presidente Marco Bussone - e soprattutto per l'organizzazione dei trasporti. Che dovrà urgentemente adeguarsi a questa normativa. È un problema organizzativo e di accesso al servizio scolastico che va risolto urgentemente”.
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