La Regione Piemonte ha accolto le richieste di Coldiretti sulle linee guida riguardanti le indicazioni operative regionali per il controllo di Escherichia coli produttori di verocitotossine (STEC) nel latte non pastorizzato e nei prodotti derivati. Le linee ministeriali, a luglio, sostenevano che fosse necessario effettuare l’analisi di tutte le cagliate destinate alla produzione di formaggi non pastorizzati o di formaggi per i quali non è stata dimostrata la capacità del processo produttivo di eliminare STEC. Dopo il successivo incontro tenutosi in agosto, in cui la Sanità regionale si era impegnata a elaborare delle proprie linee guida a recepimento di quelle ministeriali, a fornire indicazioni per il campionamento e a stabilire regole comuni su etichettatura dei prodotti e informazioni ai consumatori, la Coldiretti ha proposto alcune variazioni alle linee ministeriali per renderle più attuabili al nostro territorio.
Nello specifico la Federazione ha voluto fare una distinzione tra allevamenti e caseifici. Per quanto concerne gli allevamenti in stalla è stato richiesto che l’analisi del latte o del filtro di mungitura avvenga da un minimo di un controllo ogni 6 mesi fino a un massimo di un controllo al mese. Per gli allevamenti in alpeggio, che trasformano il latte in loco, è stato proposto di effettuare un campionamento prima della monticazione o comunque entro i primi 15 giorni dall’arrivo in alpe e un campionamento entro i primi 15 giorni dal rientro dall’alpeggio.
In merito ai caseifici è stato suggerito che l’analisi del filtro dell’impianto o della cagliata, vada da un minimo di un controllo ogni 6 mesi fino a un massimo di uno al mese.
“Siamo consapevoli delle problematiche legate all’assunzione di latte crudo non pastorizzato, poiché in rari casi è possibile la presenza del batterio Escherichia coli che può provocare diverse infezioni e nei casi peggiori coliti emorragiche, pericolose per la salute di persone fragili e con patologie – affermano il Presidente di Coldiretti Novara-Vco Fabio Tofi e il Direttore Luciano Salvadori – Al tempo stesso dobbiamo sottolineare come sia totalmente insostenibile per gli allevatori che producono latte effettuare analisi di tutte le cagliate a causa degli elevati costi. Gli allevatori di montagna – ricordano – sono i veri custodi del territorio, in quanto il loro lavoro mantiene vive le aree montane, prevenendo dissesto idrogeologico e abbandono. Questi agricoltori lavorano ogni giorno in condizioni difficili per produrre cibo di qualità, salvaguardare la biodiversità e offrire servizi ai cittadini e ai turisti”.
Proprio per questo viene proposto l’inserimento dei campionamenti e delle analisi da effettuarsi in autocontrollo, i quali sono a carico degli allevatori, all’interno delle attività previste dalla misura regionale “Monitoraggio dei parametri qualitativi del latte piemontese e gestione del sistema informativo di consultazione dei dati analitici del latte”.





