Ultimo appuntamento stagionale con Lakescapes – teatro diffuso del Lago, rassegna organizzata dall’Accademia dei Folli con la direzione artistica di Carlo Roncaglia
Sabato 8 novembre alle ore 21 i Folli sono in scena alla Società operaia di Lesa con La divina commedia di Gemma Alighieri.
Scritto per la compagnia da Tiziano Scarpa (vincitore del Premio Strega nel 2009 con Stabat Mater), lo spettacolo rientra al filone dei classic reloaded, con cui i Folli rivisitano i grandi classici della letteratura mondiale. Dopo I Promessi sposi, Madame Bovary, Don Chisciotte, Frankenstein e l’Odissea, nel 2025 la compagnia torinese si cimenta con l’opera del sommo poeta Dante Alighieri.
Dante poetava su Beatrice, ma era sposato con Gemma Donati. A lei, che gli diede tre figli, non dedicò nemmeno un verso, cosa che non dovette farle molto piacere. È da qui che iniziano le vicende dello spettacolo: Dante si nasconde in esilio, in una città che assomiglia a uno dei tanti luoghi degradati del nostro mondo, dove guerre, disastri climatici e cinismo dettano legge. Di fatto, Dante è un profugo immigrato che sta chiuso in casa a occuparsi dei lavori domestici. Esce in incognito solo la sera tardi, per scambiare due chiacchiere con il barista, alla chiusura del locale sotto casa.
A portare qualche soldo per dare da mangiare alla famiglia ci pensa Gemma. Dante crede che sua moglie si guadagni da vivere onestamente, ma in una società che emargina e sfrutta gli immigrati fino a spolparli, Gemma, che fa ogni sorta di lavoretto precario, si sente in diritto di commettere piccoli e grandi reati per tirare avanti. Ed è proprio una di queste malefatte a metterla nei guai costringendola a scappare. Sarà l’inizio di un viaggio infernale pieno di sorprese, in cui il coraggio di questa donna arriva a fare ciò che nemmeno suo marito, il sommo poeta, aveva osato: mettere alle strette il Male in persona.
Biglietti a partire da €10. Prevendite online su piattaforma oooh.events.
Note dell’autore
«Ho immaginato Dante oggi, in una condizione di fuggiasco clandestino, mentre intorno a lui la società si sgretola e l’inferno è l’aldiquà. È proficuo guardare tutto questo con gli occhi di sua moglie, che tiene duro affrontando le difficoltà più aspre. Non mi sono ispirato alla Gemma Donati storica, l’effettiva moglie di Dante, di cui sappiamo poco o nulla. Mi sono affidato all’intuizione. Ne è venuta fuori una donna combattiva, spregiudicata, coraggiosa, che si prende la responsabilità di fare il male, e proprio per questo può parlargli in faccia, chiedendo conto al male del suo dominio sugli esseri umani. Quanto al tono, come faccio spesso ho mescolato comicità e circostanze gravi, allegria e serietà, non solo perché penso che sia l’impostazione drammaturgica più adatta alla sensibilità contemporanea, ma perché la considero una maniera di capire le cose con maggiore completezza e precisione.» Tiziano Scarpa.








