Digitale - 22 settembre 2025, 07:00

Pinse cosa sono davvero? Storia, curiosità e consigli

Pinse cosa sono davvero? Storia, curiosità e consigli

Immaginate un imprenditore romano che nel 2001, tra provette e farine, sperimenta duemila ceppi di fermentazione come un alchimista moderno. Ora immaginate lo stesso uomo che, per lanciare la sua creazione, inventa una storia millenaria coinvolgendo Etruschi e antichi romani. Questa è la parabola delle pinse cosa sono realmente: non l'eredità di civiltà scomparse, ma il frutto di un'intuizione contemporanea che ha saputo vestirsi di mito per conquistare il mondo. Da Roma a Novara, da Milano a New York, la pinsa ha viaggiato su ali di leggenda, nascondendo dietro il suo nome latino una verità ancora più affascinante del racconto che l'accompagna.

La verità nascosta dietro il mito etrusco

Corrado Di Marco possedeva due talenti rari: la capacità di innovare e l'arte del racconto. Quando nel 2001 perfezionò la sua formula rivoluzionaria, comprese che non bastava creare un prodotto eccellente. Serviva una narrazione. Il nome "pinsa", dal latino "pinsere" - schiacciare, allungare - evocava immediatamente antichità e tradizione. La forma ovale richiamava le focacce degli affreschi pompeiani. Il gioco era fatto: nasceva la leggenda della ricetta etrusca tramandata nei secoli, riscoperta e perfezionata. Per scoprire cosa sono davvero le pinse oltre la narrazione romantica, bisogna guardare alla genialità imprenditoriale di questo storytelling.

La genialità dello storytelling sta nella sua verosimiglianza calibrata. Di Marco non inventò una storia impossibile ma costruì un ponte credibile tra passato e presente.

Gli Etruschi certamente impastavano cereali. I Romani sicuramente schiacciavano focacce. Ma la pinsa moderna, con la sua precisa alchimia di tre farine e la sua idratazione all'80%, è pura innovazione del terzo millennio. Lo stesso Di Marco, anni dopo, avrebbe ammesso la costruzione narrativa, senza che questo potesse intaccare minimamente il successo del prodotto. Anzi, la rivelazione ha aggiunto fascino alla storia: un imprenditore visionario che trasforma la chimica in gastronomia e il marketing in mitologia.

Il mercato aveva bisogno di novità nel settore stagnante delle pizzerie. La pinsa offriva quella novità, ma vestita di tradizione. Un ossimoro perfetto per il consumatore contemporaneo che cerca innovazione ma teme l'ignoto, desidera leggerezza ma non vuole rinunciare al gusto, ama le storie ma pretende sostanza.

L'alchimia delle tre farine: cosa sono davvero le pinse

Dietro la leggenda si nasconde una verità scientifica ancora più interessante. Le pinse non sono un caso fortunato ma il risultato di duemila esperimenti sistematici. Corrado Di Marco, appassionato di chimica quanto di panificazione fin dall'adolescenza, applicò il metodo scientifico alla gastronomia. 

Ogni farina porta un contributo specifico: il frumento costruisce la struttura attraverso il glutine, la soia aggiunge proteine e morbidezza: i benefici nutrizionali della soia sono ampiamente documentati), il riso facilita l'idratazione e dona croccantezza.

L'idratazione all'80% trasforma radicalmente la fisica dell'impasto. Mentre una pizza tradizionale naviga intorno al 60% d'acqua, la pinsa ne assorbe quantità che farebbero impallidire qualsiasi pizzaiolo napoletano. Questa abbondanza idrica genera quella struttura alveolare aperta, quelle bolle irregolari che sono firma distintiva del prodotto. Durante le 72 ore di lievitazione, processi biochimici complessi degradano gli amidi, sviluppano aromi, pre-digeriscono proteine.

Per chi desidera comprendere cosa sono davvero le pinse oltre il mito, la risposta sta in questa precisione millimetrica: proporzioni custodite come segreto industriale, temperature monitorate, tempi calcolati. Non folklore ma food science applicata. Il profumo fragrante che ricorda il pane appena sfornato, la leggerezza che non appesantisce, la digeribilità che conquista anche stomaci sensibili: tutto deriva da questa formula perfezionata attraverso migliaia di tentativi.

Dal laboratorio di Guidonia alla conquista globale

L'azienda Di Marco, dal suo quartier generale di Guidonia Montecelio, ha orchestrato un'espansione che ha del miracoloso: 5000 pinserie in vent'anni, presenza in tutti i continenti, un giro d'affari che cresce a doppia cifra. Ma il vero colpo di genio è stata la creazione dell'Associazione Originale Pinsa Romana, organismo che certifica e tutela il prodotto autentico.

Le pinserie certificate devono superare controlli di qualità rigorosi, rispettare il protocollo originale, utilizzare le farine certificate. È un sistema che ricorda le denominazioni protette del vino o del formaggio, ma applicato a un prodotto nato nel 2001. La velocità con cui la pinsa ha costruito la propria tradizione normativa è senza precedenti nel mondo gastronomico.

Anche al Nord Italia il fenomeno è esploso. A Novara come a Milano, Torino come a Verona, le pinserie si moltiplicano. I ristoratori del Settentrione hanno colto l'opportunità commerciale: un prodotto che si distingue dalla pizza napoletana onnipresente, che attrae clientela curiosa, che giustifica prezzi premium. La pinsa è diventata simbolo di innovazione che rispetta la tradizione, ossimoro perfetto per il mercato contemporaneo.

Consigli pratici per riconoscere l'autentica esperienza

Distinguere una vera pinsa dalle imitazioni richiede attenzione a dettagli rivelatori. La forma ovale irregolare è il primo indizio, ma non basta. La superficie deve presentare quegli avvallamenti caratteristici, quelle bolle che testimoniano la lunga lievitazione. La crosta deve essere sottile e croccante, l'interno soffice ma non gommoso. Il profumo deve ricordare il pane più che la pizza.

Al Nord, cercate locali che espongono la certificazione dell'Associazione Originale Pinsa Romana. Diffidate di chi propone "pinse" perfettamente rotonde o con impasti pesanti. La vera pinsa lascia una sensazione di leggerezza post-prandiale, non quella sazietà pesante tipica di altri prodotti da forno. Se dopo averla mangiata vi sentite appesantiti, probabilmente non era autentica.

Il futuro della pinsa sembra paradossalmente assicurato proprio dalla sua origine recente. Non essendo vincolata a tradizioni secolari, può evolversi, adattarsi, innovare. Nuove miscele per celiaci, versioni proteica per sportivi, varianti gourmet per palati raffinati: la pinsa ha la flessibilità del moderno e il fascino dell'antico. Corrado Di Marco ha creato non solo un prodotto ma un archetipo gastronomico, dimostrando che le tradizioni possono nascere anche nel terzo millennio. Basta saperle raccontare. E, soprattutto, basta che siano buone davvero.

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