Economia - 20 settembre 2025, 07:05

Affitti brevi, boom in Italia: +38% in tre anni e 66 miliardi di euro di impatto sul Pil

L’indagine di ReportAziende.it evidenzia 180 milioni di presenze turistiche annue e un comparto sempre più strutturato, tra nuove professionalità e sfide di regolamentazione

Affitti brevi, boom in Italia: +38% in tre anni e 66 miliardi di euro di impatto sul Pil

Gli affitti brevi in Italia continuano a correre. Secondo l’analisi di ReportAziende.it, tra il 2021 e il 2024 il settore ha registrato una crescita del 38%, con oltre 180 milioni di presenze turistiche all’anno e un valore di mercato che nel solo 2023 ha raggiunto gli 11 miliardi di euro.

Il contributo al Pil nazionale è stato altrettanto rilevante: 57 miliardi di euro nel 2023 e 66 miliardi nel 2024. L’estate scorsa ha ulteriormente confermato la forza del comparto, con un aumento delle presenze pari al +17% nei mesi di giugno e luglio e del +22% in agosto rispetto all’anno precedente. L’Italia si consolida così tra i mercati leader in Europa.

"Negli ultimi cinque anni – spiegano da ReportAziende.it – gli affitti brevi sono passati da fenomeno peer-to-peer a comparto economico strutturato, con una vera svolta a partire dal 2021, in piena ripresa post-pandemica". Alla base della crescita vi è l’aumento delle società di gestione professionale, in gran parte micro e piccole imprese con meno di dieci dipendenti, che oggi offrono servizi che spaziano dalla gestione immobiliare al revenue management, dai servizi di accoglienza alla manutenzione.

Dal 2019 si è assistito a un forte incremento delle partite Iva legate al settore, che hanno dato vita a nuove figure professionali, soprattutto tra i giovani con competenze digitali: consulenti di revenue management, specialisti di pricing dinamico, gestori digitali e operatori dell’accoglienza automatizzata. Professioni che hanno reso il settore un bacino di opportunità per l’occupazione giovanile.

Accanto alle opportunità, emergono però criticità strutturali. La frammentazione normativa tra regioni e comuni complica la gestione omogenea del settore; la pressione abitativa nei centri storici rischia di compromettere la residenzialità e la qualità della vita dei cittadini; la dipendenza da poche piattaforme digitali globali rende i gestori vulnerabili; la stagionalità della domanda impone strategie di pianificazione più sofisticate.

"Il settore ha raggiunto una maturità economica che lo rende un attore centrale del turismo italiano – concludono da ReportAziende.it – ma senza una regolamentazione uniforme e senza un equilibrio tra sviluppo e sostenibilità urbana rischia di scontrarsi con limiti strutturali".

a.f.

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