L’Istat ha pubblicato nei giorni scorsi i dati dell’indagine “Uso del tempo 2023”, che offre un aggiornamento sullo stato del volontariato in Italia. Si tratta della seconda edizione del modulo dedicato al lavoro volontario, dopo quella condotta dieci anni fa. Il quadro che emerge riflette le trasformazioni in atto, accentuate negli ultimi anni dagli effetti della pandemia.
Secondo il report, sono 4,7 milioni le persone che svolgono attività di volontariato: una cifra significativa, ma in calo del 3,6% rispetto al 2013. Una tendenza già evidenziata da altre ricerche e che trova conferma in questo aggiornamento. Oltre ai numeri, cambiano anche le modalità di partecipazione: cresce il volontariato non organizzato e si riduce quello svolto all’interno di associazioni strutturate.
“Il volontariato in Italia sta cambiando: reagisce alle crisi e ne è anche colpito, ma mantiene il suo ruolo centrale per la tenuta delle comunità”, commenta Chiara Tommasini, presidente di Csvnet, l’associazione nazionale che riunisce i 49 Centri di servizio per il volontariato.
“Sono un milione i volontari che si impegnano sia con organizzazioni che in modo diretto. Le forme stanno cambiando e si alimentano a vicenda, diffondendo la cultura della partecipazione”.
Csvnet evidenzia anche l’importanza di sostenere lo sviluppo del volontariato attraverso quattro linee guida: il ricambio generazionale e la rigenerazione delle leadership nelle organizzazioni; la co-programmazione delle politiche di welfare, in particolare in ambito sanitario; la promozione del volontariato nelle aree interne del Paese; la valorizzazione del ruolo dei volontari nei modelli di economia civile.
“La voglia di partecipare c’è ancora, e va coltivata nel modo giusto – conclude Tommasini –. Il volontariato è un patrimonio prezioso che continua a evolversi. Il compito dei Centri di servizio è accompagnare e rafforzare questo processo di cambiamento”.
L’indagine Istat restituisce dunque un’immagine in chiaroscuro: se da un lato la partecipazione volontaria resta alta, dall’altro emergono segnali di fragilità che impongono nuove strategie per garantire continuità, inclusione e rappresentanza alle tante anime del volontariato italiano.