Coldiretti e Filiera Italia apprezzano la fermezza del Parlamento europeo nel rifiutare qualsiasi accordo che non preveda una clausola di salvaguardia automatica per le importazioni di riso a dazio agevolato dai Paesi meno avanzati.
“Come sollecitato da Coldiretti e Filiera Italia e conseguentemente riconosciuto dal Parlamento Europeo, che ne ha sempre sostenuto l’inserimento, si tratta dell’unico strumento di tutela per il nostro riso e quello europeo considerando, che nell’ultima campagna si è registrata una vera e propria invasione di prodotto asiatico a dazio zero con le importazioni dalla Cambogia e dal Myanmar (ex Birmania) che, al primo giugno 2025, hanno già segnato un +13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un picco del 40% per il riso tipo Indica”, afferma Roberto Guerrini, membro di giunta di Coldiretti Piemonte con delega territoriale al settore risicolo.
“Nonostante lo stop al trilogo odierno, rimane la necessità di far proseguire i negoziati, per giungere ad una conclusione dell’accordo che preveda l’automatismo dell’attivazione della clausola di salvaguardia. La Commissione europea e il Consiglio devono rivedere la propria posizione affinché, attraverso la clausola di salvaguardia automatica, si diano risposte concrete di tutela al nostro settore risicolo”, evidenziano il Presidente di Coldiretti Novara-Vco Fabio Tofi e il Direttore Luciano Salvadori.
In particolare, Coldiretti e Filiera Italia chiedono l’attivazione automatica della clausola al superamento di una determinata quota delle importazioni rispetto ad un valore di riferimento precedente, evitando quello che sarebbe un vero e proprio dumping ai danni degli agricoltori europei, con arrivi incontrollati di prodotto straniero senza alcun sistema di difesa.
“Basti ricordare che oggi oltre il 60% del riso importato dall’Italia è a dazio agevolato. All’applicazione della clausola automatica dovrà poi seguire l’applicazione del principio di reciprocità volto a tutelare non solo la filiera, ma anche i cittadini consumatori da prodotti con standard ambientali e qualitativi ben al di sotto delle produzioni europee e italiane”, concludono Tofi e Salvadori.