C’erano gioia, entusiasmo e anche lacrime nel cuore di Novara, in piazza Martiri della Libertà, dove si è tenuta la decima edizione del Graduation Day dell’Università del Piemonte Orientale. A radunarsi, sotto un sole implacabile e con l’umidità che non dava tregua, sono stati 1.170 neolaureati provenienti dalle diverse sedi dell’ateneo. In mezzo a tocchi colorati, sorrisi e fotografie, ha preso la parola Francesco Romano Pivetta, 25 anni, di Casale Monferrato, che con una frase ha commosso tutta la piazza:
«Vorrei dedicare la mia laurea in Etnologia al ricordo di Giulia Cecchettin, giovane vita spezzata troppo presto».
Il suo tributo, semplice e sincero, ha scosso gli animi di chi era lì per festeggiare, evocando l’assenza dolorosa di Giulia, strappata alla vita a soli 22 anni, l’11 novembre 2023. In quel momento, sembrava che anche lei fosse lì con loro: a ridere, a scherzare, a lanciare in aria il tocco come ogni altro laureato.
Dopo il corteo partito dal campus Perrone, tra musiche e applausi, gli studenti hanno raggiunto il cuore della città, attraversando vie percorse per anni con zaini in spalla e l’ansia per esami e lezioni. Stavolta, però, camminavano a testa alta, con abiti eleganti e l’emozione negli occhi, pronti a salutare la fine di un capitolo.
Sul palco, accanto ai rappresentanti istituzionali di Alessandria e Vercelli, il sindaco di Novara Alessandro Canelli ha sottolineato il valore strategico dell’UPO per tutto il territorio: «L’università porta cultura, relazioni, innovazione. È una risorsa preziosa per le nostre città».
Il rettore Menico Rizzi ha incoraggiato i giovani presenti, definendoli «ambasciatori della nostra vita» e ricordando che la perfezione non esiste, ma la forza sta nel superare le difficoltà: «L’università vi ha insegnato a rialzarvi, a non arrendervi. Siete una comunità resiliente».
Tra i protagonisti della giornata anche Stefania Trombin, 24 anni, torinese e biologa, che ha raccontato il suo sogno di lavorare nella ricerca clinica: «È all’UPO che ho imparato a credere in me stessa, anche nei momenti più difficili».
E Francesco, che ora guarda avanti: «La prossima settimana sarò a Trento, in lizza per un concorso da funzionario pubblico. Il futuro è fatto di possibilità, e ora è il momento di coglierle».
Un pomeriggio che ha mescolato memoria e prospettive, chiuso da quel gesto simbolico: lanciarsi in aria il tocco, come a dire “ce l’abbiamo fatta”, con un pensiero a chi non ha avuto la stessa fortuna.